Tajani: un governo stabile per cambiare la Ue

Tajani: un governo stabile per cambiare la Ue
di Mario Ajello
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Domenica 4 Febbraio 2018, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 12:32

Presidente Tajani, quanto si sta spendendo per presentare all’Europa un centrodestra moderato, europeista e senza sbavature populiste? 
«Mi impegno affinché ci sia un’immagine del centrodestra che sappia anche essere in grado di stare ai vertici delle istituzioni europee. E non per un accordo tra partiti, ma sulla base di un impegno decennale fatto di consenso e di capacità. Sono un uomo di centrodestra, ma anzitutto un italiano e un europeo. Oggi il nostro Paese ha bisogno di stabilità. E la stabilità italiana garantisce l’intera Europa. Il nostro Paese ha bisogno di un governo solido e che duri nel tempo. Quello il centrodestra deve dare». 

Lei ha garantito a Bruxelles l’affidabilità della Lega? 
«Non devo garantire nulla. Credo che la Lega non sia contro l’Europa. Vuole però cambiare i trattati. E su questo siamo d’accordo anche noi. Essere europeisti non significa essere difensori dello status quo». 

Ma esiste il Piano B di Berlusconi, ossia un governo senza il Carroccio, un esecutivo di larghe intese che tranquillizzi la Ue?
«No, guardi, questa opzione non esiste affatto. Berlusconi è andato a Bruxelles a parlare con persone che conosce da decenni, da Juncker a Daul e ad altri, e ha illustrato alle autorità politiche comunitarie quello che pensa di fare il futuro governo di centrodestra: abbassamento della pressione fiscale, riduzione del debito pubblico e tutto il resto. Non è assolutamente andato a parlare male della Lega. Lo so per certo, perché c’ero anch’io. Ha detto soltanto che la guida del centrodestra sarà Forza Italia e quindi una guida targata Ppe. Ma lo sanno anche loro, perché pure a Bruxelles vedono i sondaggi». 

Lei non pensa che sulle liste Forza Italia abbia concesso troppo alla Lega? 
«I collegi sono stati distribuiti sulla base di una media ponderata dei sondaggi fino all’11 gennaio, quando si è cominciato a fare le liste. Un criterio bisogna pur seguirlo, ed è stato adottato quello. Alla data prescelta, Forza Italia era in crescita ma non aveva i numeri più alti che oggi le accreditano i sondaggi. Credo però che adesso, agli elettori, interessino i contenuti che le varie forze politiche mettono in campo. Non mi piace la caccia al candidato, quello è così, quell’altro è così, e tantomeno mi piacciono le liste di prescrizione. Il popolo deve scegliere in base alle proposte».

Ecco, e allora la Fornero che la Lega vuole cancellare la volete abolire anche voi? 
«Su questa legge il giudizio espresso da tutto il centrodestra è negativo. Dovrà essere riscritta e cambiata, senza far saltare i conti dell’Inps. L’Italia, per essere credibile, non deve peggiorare i conti pubblici ma fare grandi riforme». 

La Lega non parla così. 
«In campagna elettorale si usano toni diversi. Ognuno si rivolge al proprio elettorato. Noi e la Lega siamo partiti diversi e apparteniamo a famiglie europee differenti».

E il Jobs act: tenerlo o rottamarlo, come vuole Salvini?
«Le diversità ci sono su diversi temi. L’importante è essere uniti sull’idea che servono riforme per essere credibili in Europa e soltanto essendo credibili in Europa si può cambiare l’Europa. Faccio un esempio. Ho sempre detto che il tetto del 3 per cento non è un dogma di fede. Ma se si vuole, d’accordo con gli altri, cambiare questo numero, ci si può provare non perché non si è capaci o non si voglia rispettarlo. Ma perché si è convinti che per aiutare la crescita serva un tetto differente». 

Non può negare però che la Lega abbia rispetto all’Europa un approccio più muscoloso del vostro.
«Guardiamo agli aspetti concreti. Non credo che il partito di Salvini sia contrario alla politica di sicurezza comune e di difesa comune delle frontiere. L’importante è avere chiaro nella testa che tipo di Europa vogliamo. E che idea abbiamo, per esempio, del bilancio europeo? Io penso che debba avere come obiettivi principali la lotta alla disoccupazione giovanile, il contrasto all’immigrazione clandestina e una politica di sicurezza interna ed esterna». 

Ma ora ci dice che cosa pensa dello scontro Letta-Ghedini sulle liste? 
«Passiamo alla prossima domanda».

Salvini assicura: “Mai al governo con in5 stelle”. Lei si fida? 
«Sì. Non credo che gli alleati di Forza Italia non rispetteranno gli impegni presi».

Minniti ha operato bene sull’immigrazione o servono ancora più muscoli?
«Il governo si è mosso in ritardo. E non è ancora sufficiente il controllo del territorio. Bisogna impedire che accadano episodi come quello, terribile, avvenuto in queste ore a Macerata. E’ il gesto di un folle che va condannato con fermezza, come ogni forma di violenza. Non ci si può mai fare giustizia da soli. Chi non può stare in Italia dev’essere rispedito nel suo Paese. Sennò, si rischia di alimentare una reazione sociale anche contro immigrati che rispettano le regole italiane e europee. E dico un’altra cosa: le forze dell’ordine vanno tutelate nel loro lavoro. Non si tratta soltanto di pagare di più chi opera per la sicurezza. È inconcepibile che chi viene arrestato - come il presunto assassino di Alatri - l’indomani venga liberato e messo in condizioni di nuocere la sera stessa». 

Per tornare al centrodestra, ci dica: Berlusconi come sta in salute? 
«Sta benissimo. Meglio di me. La formazione delle liste è stremante per chiunque se ne occupi, in ogni partito. La cosa più difficile è stressante e quando devi scegliere tra due persone capaci, e non sai chi è escludere. Spesso l’escluso non vale meno di chi è entrato in lista».

L’idea di candidare Stefano Parisi a presidente del Lazio è sua? 
«Non è mia ma la condivido e la condivide tutto il centrodestra. Parisi ha le carte in regola per farcela. Quando correva per sindaco di Milano, ha rimontato Sala e giocava fuori casa. Qui gioca in casa, questa è la sua regione...».

Tajani, farà lei il premier nel caso vinca il centrodestra o magari anche nell’ipotesi di larghe alleanze?
«Non sono candidato alle elezioni politiche. E anche durante questo mese di campagna elettorale, farò il presidente del Parlamento europeo a tempo pieno». 
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