Taekwondo, bronzo e rimpianti

Taekwondo, bronzo e rimpianti
3 Minuti di Lettura
Sabato 11 Agosto 2012, 09:06
dal nostro inviato Nino Cirillo

LONDRA - Ha vinto il bronzo del taekwondo, Mauro Sarmiento, e l’ha festeggiato alla maniera dei calciatori, mimando la culla di Sofia che a dicembre arriver . Gli è corsa incontro dalla fila più alta della tribuna -in una sequenza che sicuramente i giornalisti coreani non hanno capito- la moglie Veronica Calabrese, commentatrice di Sky, atleta marziale a sua volta, conosciuta quattro anni fa a Pechino. Non è arrivata ad abbracciarlo, troppe transenne di mezzo, ma il tempo non mancherà. In compenso è scoppiata in lacrime in diretta: «E’ stato ripagato dei sacrifici di una vita».



Sarmiento, 29 anni, di Casoria, tesserato con l’Esercito, ha conquistato la sua medaglia nella categoria 80 chilogrammi, superando in finale -una finale senza storia, tanto schiacciante s’è dimostrata la sua superiorità- l’afgano Nesar Ahmad Bahawi.La ventunesima medaglia italiana a queste Olimpiadi di Londra, anche se sono già ventiquattro considerando i podi sicuri, una medaglia dolce amara dopo l’argento a sorpresa che proprio Sarmiento conquistò a Pechino. La quarta del taekwondo italiano nella storia dei Giochi.



Ma lui non ci sta. Dall’alto del suo metro e 97, affronta sicuro il drappello di giornalisti italiani: «Questa medaglia vale di più perché è una conferma. A Pechino ero una new entry, oggi ho dimostrato che Sarmiento c’è ancora, ad altissimo livello e contro avversari molto più giovani, che mi schizzavano come pazzi in pedana».



Poi va indietro nel tempo: «Sono stati quattro anni difficili questi che mi hanno portato a Londra. Mi sono allenato, allenato e ancora allenato, raccogliendo però veramente poco. Una sequela impressionante di quarti posti. Alla fine, qui a Londra, davanti ai migliori del mondo, ho trovato la condizione». I rimpianti, più che per Pechino, sono tutti per questa gara: «Ho perso la semifinale agli ultimissimi secondi, non so cosa mia sia successo, lo capirò a mente fredda. Ma poi sono stato bravo, mi sono dovuto resettare -sì, dice proprio così- per la finale del bronzo e ci sono riuscito».



Eppure le porte del paradiso s’erano aperte davvero per Mauro Sarmiento, quando nei quarti di finale era riuscito a liberarsi con grande autorità dell’azero Ramin Azizov, il favorito numero uno. Invece si sono richiuse molto a sorpresa in semifinale quando s’è trovato di fronte lo spagnolo Nicolas Garcia Hemme (che avrebbe perso in finale con l’argentino Crismanich), a sua volta parecchio galvanizzato per aver eliminato al primo turno Karami e al secondo il picchiatore di casa, Muhammed.



Più che un’Olimpiade, per il militare di Casoria, è stato un incrocio della vita. Lui, che viene da questo paesone alle porte di Napoli («un posto difficile, ma ci torno sempre volentieri»)



, ha dato prima di partire due annunci sul suo blog - perché Mauro Sarmiento ha un blog, anche abbastanza sofisticato nell’impaginazione- forse più importanti di una medaglia: la nascita di Sofia, appunto, e il matrimonio con Veronica, a Mesagne, in Puglia, il paese della sua compagna «il 29 agosto 2013».E intanto ci gareggia con il nome di Veronica inciso sulla cintura, perche «è la più forte della famiglia».



Gli hanno chiesto di Rio e non si è sbilanciato: «Trentatré anni non sono pochi...» Ai profani che incontra, anche qui tra gli italiani arrivati a Londra per le Olimpiadi, spiega che questo «è uno sport in cui il fattore mentale fondamentale, un’arte marziale nata in Asia». Non dice molte altre cose, che pure le sa. Ad esempio, che la parola taekwondo, alla fine, è il frutto di tre ideogrammi, tae che vuol dire calciare in volo, kwon che invece significa colpire con un pugno e do che semplicemente sta per arte, disciplina.



L’arte dei pugni e dei calci in volo, insomma, questo è il taekwondo che spopola anche in tante palestre italiana, l’arte marziale più seguita al mondo, a cominciare dalla Corea del Sud dove nacque per contrastare secoli fa gli assalti dei pirati giapponesi. I tifosi di Casoria c’era l’hanno festeggiato con tante bandiere e seguito fino a Casa Italia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA