Cammarelle argento con rabbia
Benvenuti e Oliva: «Un furto mai visto»

Cammarelle argento con rabbia Benvenuti e Oliva: «Un furto mai visto»
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Domenica 12 Agosto 2012, 20:46 - Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 11:43
LONDRA - un brutto finale di Olimpiade per il pugilato, con un verdetto casalingo che fa vincere alla Gran Bretagna quell'oro dei supermassimi che questo paese in cui la “nobile arte” nata si sentiva gi in tasca. Pugni e polemiche sull'ultimo ring dei Giochi, con l'Italia della boxe che accusa pesantemente i giudici per il verdetto finale e l'azzurro che rischia di non andare alla premiazione per protesta.



Un copione già scritto. Anthony Joshua era stato eletto a predestinato prima che i Giochi cominciassero e poi era stato quasi “accompagnato” in finale. Ti pare che può perdere, era la riflessione generale tabloid compresi, uno che ha già firmato un contratto per passare professionista con la “Golden Boy Promotions” di Oscar De La Hoya? A subire quello che Nino Benvenuti e Patrizio Oliva (due olimpionici), ammutoliti dopo la proclamazione del vincitore, definiscono all'unisono «un furto mai visto» è l'azzurro Roberto Cammarelle, campione uscente che avrebbe meritato di confermare il titolo di Pechino avendo chiuso il match, agli occhi di molti, con un vantaggio di almeno quattro punti.



L'incontro. Già il 13-10 delle prime due riprese gli stava stretto, e alla fine è stato penalizzato prima con un verdetto di parità, 18-18, e poi con la conta dei colpi segnati da ognuno dei cinque giudici che, tolto ad ognuno dei due pugili il numero più alto di ciascun round come da regola, ha dato luogo ad un 57-52 per Joshua che esiste solo nella mente di chi aveva evidentemente già pianificato questa decisione. Cammarelle avrà anche disputato una terza ripresa non brillante come le prime due, quando aveva pressato e poi chiuso all'angolo l'avversario colpendolo più volte (ma non tutti quei pugni erano stati segnalati, vedi una serie di cinque praticamente ignorata), ma appaiono macroscopici gli errori dei giudici americano e cubano che nell'ultimo parziale hanno visto rispettivamente 3-7 e 4-8 per Joshua.



Regole da cambiare. Il pugilato non è certo nuovo a situazioni del genere, in special modo quando premiano i pugili di casa. Torna in ballo la credibilità di uno sport che già da Rio cambierà, ma solo per l'abolizione del caschetto e della canottiera e l'ingresso dei professionisti targati Aiba. Qui a Londra i verdetti avevano già fatto discutere nella prima giornata di finali che aveva assegnato al cinese Zou la finale dei minimosca; agli occhi di tutti, giudici esclusi, era stato vinta dal malcapitato thailandese Pongprayoon, poi disperatosi a lungo al centro del quadrato. A Cammarelle non rimane che mettersi questo argento al collo («però mi sento l'oro addosso, e sento puzza di bruciato») dopo aver partecipato alla premiazione, a cui qualcuno dello staff federale aveva consigliato di non partecipare in segno di protesta dopo che il ricorso dell'Italia era stato rigettato.



Gran finale britannico. “God save the Queen” è quindi andato in onda come da copione, per chiudere in gloria l'Olimpiade britannica e regalare gioia al pubblico che anche oggi ha gremito l'Excel Arena in ogni ordine di posti. Era evidente che in casa del rivale, con la festa già preparata alla presenza di Lennox Lewis, Wladimir Klitschko e Audley Harrison, ori nei supermassimi a Seoul, Atlanta e Sydney, Cammarelle avrebbe dovuto compiere un'impresa da titano per confermarsi. Non c'è riuscito, perche è solo un campione “normale”, anche troppo per tutto quello che gli è girato attorno questa volta a Londra 2012.



L'amarezza di Cammarelle. «Lo sapevo che poteva andare a finire così, e che avrei rischiato un verdetto casalingo. Infatti subito dopo la fine del match sentivo puzza di bruciato. Per evitare sorprese forse avrei dovuto gestire meglio la situazione nella terza ripresa». Dopo aver ritirato sul podio la medaglia d'argento dei supermassimi («non sarebbe stato bello disertare la premiazione, comunque mi sono dispiaciuti i fischi al membro Cio Ricci Bitti, solo perchè è italiano»), la terza olimpica della sua carriera, Roberto Cammarelle si sforza di mostrarsi tranquillo e di non dire tutto ciò che vorrebbe. «Speravo che tre punti di vantaggio alla fine della seconda ripresa potessero bastare - dice il gigante di Cinisello Balsamo - e invece non è stato così. Non capisco il verdetto di parità e poi come sia stato possibile che mi abbiano fatto perdere alla conta dei colpi?...».



Gli chiedono se lo ritenga uno “scandalo”, come hanno detto a bordo ring Benvenuti e Oliva. «Chiedetelo a quei cinque signori seduti che giudicano la vita di noi pugili: sono tre anni che mi danno contro, e non so perché. Comunque tutti quelli che capiscono di pugilato, e che hanno visto, potranno giudicare da soli. Questa sconfitta mi brucia molto, perchè voi dite che avevo vinto, ma fra 20 anni andando a vedere l'albo d'oro ci sarà scritto ancora il nome di Joshua». Certe cose, ad un atleta che ha già 32 anni, fanno venire voglia di smettere immediatamente con il pugilato? «No, almeno i campionati italiani voglio farli - risponde Cammarelle , poi andrò avanti ragionando anno dopo anno. Comunque a Rio non ci sarò e adesso torno in Italia e faccio il padre, un ruolo che mi piace molto. Mia moglie? Le dedico questa medaglia, ma so già che mi dirà che è stata una vergogna e che ho subito un furto: lei è più diretta di me». e non ce l'hanno fatta».
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