Lorenzin: «Vaccini, un caso folle con un’intera comunità a rischio»

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin
di Elena Viotto e Lisa Zancaner
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Giovedì 4 Maggio 2017, 22:40 - Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 08:35
UDINE - «Un caso folle». Parola del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, da Riccione, è intervenuta sulla vicenda delle vaccinazioni effettuate tra Friuli e Veneto dall’assistente sanitaria Emanuela Petrillo, ora in servizio all’Usl di Treviso. «In Friuli stiamo rivaccinando migliaia di bambini perché c’è il rischio che ci sia un’intera comunità che è esente da tutte le vaccinazioni». «Immaginate cosa significhi questo - ha aggiunto - per la meningite, la difterite, la pertosse, il morbillo: la vaccinazione è la prima arma che abbiamo per difenderci e, soprattutto, per tutelare i nostri figli».

E mentre il Comune di Trieste ha già negato nidi e materne a 4 bambini sprovvisti di certificati di vaccinazione, in Friuli procedono in parallelo le iniziative sanitarie e giudiziarie. Saranno eseguiti prima della rivaccinazione i nuovi prelievi di sangue disposti a fini di prova dalla Procura di Udine nell’ambito dell’inchiesta aperta sul caso delle “dubbie” vaccinazioni eseguite su alcuni bambini nel distretto sanitario di Codroipo nel periodo in cui era in servizio l’assistente trevigiana al centro dei sospetti. Saranno effettuati su un campione di bambini che verrà individuato dalla task-force interaziendale, sicuramente tra coloro i quali hanno fatto l’intero ciclo vaccinale con lei. Ma anche tra quelli vaccinati invece da altre assistenti. I campioni saranno datati e conservati in modo idoneo ai fini delle indagini, per essere analizzati in una fase successiva. O con un’analisi preventiva di parte della Procura, in caso di materiale sufficiente a consentire ulteriori accertamenti anche in contraddittorio tra le parti; o subito in forma garantita. E quindi quando saranno già iscritti alcuni nomi nel registro degli indagati.

Il fascicolo è ancora aperto a carico di ignoti, ma è possibile ipotizzare che nei prossimi giorni, una volta ricevute le prime informazioni sulle richieste di approfondimento delegate ai carabinieri del Nas di Udine, si arrivi all’iscrizione di più nomi nel registro degli indagati. Ovvero di tutte le persone che potrebbero aver messo mano ai vaccini. Ciò come semplice atto dovuto per consentire lo svolgimento di accertamenti garantiti in contraddittorio.
 
«Era giusto informare l’opinione pubblica che è stata aperta un’indagine su un fenomeno del genere», si limita a dichiarare il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo, che sui dettagli dell’inchiesta mantiene il riserbo istruttorio. «L’unica cosa che posso ripetere è che non intendiamo interferire con l’attività di rivaccinazione».
Sul fronte prettamente sanitario, invece, si procede con le vaccinazioni al ritmo di circa 20 bambini al giorno secondo il calendario stabilito dalla task-force. «È risultato un po’ più complicato del previsto fissare gli appuntamenti con le famiglie – ammette il direttore dell’Azienda sanitaria 3, Pierpaolo Benetollo – ma facciamo il possibile».

Finora sono solamente due o tre le famiglie che hanno preferito prendersi del tempo per decidere se sottoporre nuovamente o meno i propri figli alla procedura di vaccinazione. «In questo caso – spiega ancora Benetollo – si prosegue con le persone successive. E se in un secondo momento queste famiglie decideranno di procedere con la vaccinazione, potranno farlo dopo aver fissato un nuovo appuntamento». 
Oltre il 90% dei genitori ha dunque deciso di aderire al piano vaccinale straordinario. Intanto si profilano verifiche anche a San Daniele del Friuli, dove Emanuela Petrillo risulta aver lavorato per un breve periodo.
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