Giugliano. Abusato dai coetanei: ora cambierà scuola

Giugliano. Abusato dai coetanei: ora cambierà scuola
di Cristina Liguori
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Domenica 26 Marzo 2017, 10:17
Giugliano. «Lasciateci in pace, non vogliamo rilasciare nessuna intervista». È scossa la mamma del bambino violentato dal branco. Nel giorno del clamore, quando su tutti i giornali è raccontata nero su bianco la loro terribile storia, lei si chiude in casa con il marito e i tre figli. Occhi lucidi, volto scavato dalla stanchezza di una notte insonne, capelli legati e abiti semplici. Si veste da mamma e fa di tutto per tutelare la sua famiglia e dare ai suoi bambini una parvenza di totale normalità. La sua è una voce rotta dalle lacrime e sofferente: «Andate via». Chiude le porte e non ammette altri tentativi. Un giorno non semplice dopo il clamore mediatico. L'arresto degli aguzzini del figlio non la consola ma di certo le dà una speranza. Per adesso i ragazzi che per qualche oscura ragione si sono comportati, per anni, da mostri, per lo più residenti nel centro storico di Giugliano a ridosso del quartiere Camposcino, sono in un centro di accoglienza dopo l'intervento dei carabinieri. Solo tre degli 11 coinvolti in questa orribile vicenda sono rimasti fuori. Non sono imputabili. Nessun reato per loro, solo la segnalazione ai servizi sociali.

Nel quartiere scenario degli stupri di gruppo regna l'incredulità. Nessuno conosce la famiglia della giovane vittimae. Solo il salumiere all'angolo forse ha compreso: «Non so bene chi sia questa donna - spiega - forse ho un'idea. Se è lei l'ho vista stamattina. Sembrava tutto normale. È una bravissima persona». Alcuni commercianti storici invece si ribellano al marchio infamante caduto sulla zona: «I giuglianesi non fanno queste cose. I ragazzi sono tutti napoletani, vivono qui ma vengono dalla città. Le violenze poi non sono accadute qua. Noi sappiamo tutto di tutti. Sono avvenute a Camposcino. La gente dice che sono bambini e vittime. Ma quali vittime? A 15 anni si è già grandi e coscienti. Spero in una punizione esemplare». Un anziano invece si dice sconvolto: «Ma che sono queste cose? Ai tempi miei se mi avvicinavo solo alla mia fidanzata suo padre mi riempiva di botte. È guarda ora che devo sentire. Va tutto sottosopra, è uno schifo». Altri fanno finta di non conoscere nessuno e se gli chiedi dei bulli che frequentano la zona si chiudono in un silenzio assoluto: «Non li conosciamo».

I bulli. Undici ragazzini che per anni hanno stuprato il loro coetaneo e che ora ricevono la solidarietà di altri compagni su Facebook. Frasi di sostegno e inviti all'omertà.


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