Nel quartiere scenario degli stupri di gruppo regna l'incredulità. Nessuno conosce la famiglia della giovane vittimae. Solo il salumiere all'angolo forse ha compreso: «Non so bene chi sia questa donna - spiega - forse ho un'idea. Se è lei l'ho vista stamattina. Sembrava tutto normale. È una bravissima persona». Alcuni commercianti storici invece si ribellano al marchio infamante caduto sulla zona: «I giuglianesi non fanno queste cose. I ragazzi sono tutti napoletani, vivono qui ma vengono dalla città. Le violenze poi non sono accadute qua. Noi sappiamo tutto di tutti. Sono avvenute a Camposcino. La gente dice che sono bambini e vittime. Ma quali vittime? A 15 anni si è già grandi e coscienti. Spero in una punizione esemplare». Un anziano invece si dice sconvolto: «Ma che sono queste cose? Ai tempi miei se mi avvicinavo solo alla mia fidanzata suo padre mi riempiva di botte. È guarda ora che devo sentire. Va tutto sottosopra, è uno schifo». Altri fanno finta di non conoscere nessuno e se gli chiedi dei bulli che frequentano la zona si chiudono in un silenzio assoluto: «Non li conosciamo».
I bulli. Undici ragazzini che per anni hanno stuprato il loro coetaneo e che ora ricevono la solidarietà di altri compagni su Facebook. Frasi di sostegno e inviti all'omertà.
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