Cocaina, 37mila euro d'incasso
per un solo passaggio di mano

Cocaina, 37mila euro d'incasso per un solo passaggio di mano
di Daniela De Crescenzo
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Venerdì 30 Settembre 2016, 09:44
Broker della droga: un mestiere che rende bene e che nel mondo della malavita è più ambito di quello del boss. Al capoclan, infatti, è affidato il controllo del territorio, ma è al broker che bisogna rivolgersi per avere la materia prima da distribuire sulle piazze di spaccio. Raffaele Amato, che insieme all’incensurato Raffaele Imperiali, importava la cocaina direttamente dal centro America, quando entrò in contrasto con Paolo Di Lauro, cominciò a far mancare gli approvvigionamenti scatenando così la prima faida di Scampia.

Ovviamente è sempre il commerciante all’ingrosso quello che incassa i guadagni più alti. Prendiamo ad esempio il broker che si è consegnato domenica sera, quel Claudio Scuotto che importava coca per il clan tamarisco di Torre Annunziata. Gli uomini delle Fiamme Gialle che hanno condotto le indagini in poco più di un anno sono riusciti a individuare tre carichi di 48, 24 e 33 chili. L’ultimo è stato sequestrato nel porto di Panama. Il guadagno netto dell’intermediario su ogni chilo di coca si aggira intorno ai 37 mila euro. Nelle tasche di Scuotto, quindi, se tutto fosse andato bene sarebbe entrato quasi mezo milione di euro.

Molto di più intascava quel Raffaele Imperiale che per gli Scissionisti movimentava ogni anno intorno alle due tonnellate di coca che servivano ad alimentare le piazze di Scampia. E infatti Imperiale vive ancora come un nababbo. La sua ultima destinazione conosciuta è l’hotel Burj Al Arab di Dubai, dove una stanza costa 1500 euro a notte. Ma lui, che si era trasferito negli Emirati con moglie e figli al seguito, aveva scelto una delle suite più costose. E in occasione delle feste comandate era pronto anche a noleggiare un cargo per permettere ai parenti e agli amici di raggiungerlo per stappare insieme lo champagne. Poi a febbraio di quest’anno è scattato un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti e di lui si sono perse le tracce. Ma non è detto che non continui a gestire il traffico: il suo giro di affari aveva basi in Spagna (dove i carichi sbarcavano), ma soprattutto in Ecuador, Perù e Colombia.
I guadagni da favola premiano le professionalità più complesse e gli animi più spregiudicati. E infatti si fa presto a dire broker, ma emergere nel ramo dell’intermediazione dei carichi di droga non è facile. In genere ci riesce solo chi, come Scuotto e Imperiali, riesce a costruire una solida rete di rapporti che spesso prima di essere commerciale è familiare. Claudio Scuotto, figlio di un uomo dei Contini ammazzato nel 2000, lavora per il clan dei Tamarisco di Torre Annunzuiata: suo cugino Davide, risiedeva stabilmente in Colombia, e il suo socio, Salvatore Iavarone, viveva in Ecuador e aveva rapporti con i cartelli dei narcos. Imperiale ha un socio, Vincenzo Aprea ,che ha una base in Spagna, ma una sua nipote ha sposato il nipote di un trafficante, tal Peñaranda Diaz Miguel Brando con il quale Aprea è stato fotografato a Lima nel 2012.

Per far arrivare la droga in Italia, però, bisogna pagarla e i broker si rivolgono a organizzazioni e società che movimentano il denaro: ce ne sono molte e qualcuna si fa pubblicità anche in internet. Ovviamente gran parte delle imprese aperte all’estero non appartiene alla malavita, ma tra le tante aziende che trovano sede legale nei paradisi fiscali, i cartelli della droga riescono a mimetizzarsi facilmente e arrivare i soldi a destinazione.
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