Dal 2012 Valery Gerasimov è il capo di stato maggiore dell'esercito russo, il più alto funzionario militare del Paese. Nessuno è stato in carica così a lungo. Ma l'esito della guerra in Ucraina potrebbe cambiare le carte in tavola. Un anno dopo l'inizio del conflitto, l' esercito russo è impoverito e umiliato: nei piani di Mosca doveva trattarsi di una guerra-lampo. Dall'inizio di gennaio, Gerasimov ha preso il comando delle operazioni: un fallimento potrebbe cancellare la sua eredità militare. Ha preso il posto di Sergei Surovikin come nuovo comandante dell'"operazione speciale" russa in Ucraina. Surovikin è diventato il suo vice, insieme al comandante delle forze di terra, Oleg Salyukov, e al vice capo di stato maggiore Alexei Kim. La decisione è stata motivata dal ministero della Difesa russo a causa della «espansione delle dimensioni dei compiti» e alla necessità di una «maggiore efficienza».
Gerasimov e la guerra ibrida
Per lo Zar, Gerasimov è un fedelissimo: è l'uomo che siede alla destra del presidente Vladimir Putin e, insieme a lui e al ministro della difesa Shoigu, ha pianificato i dettagli del conflitto.
Il primo a teorizzare la la "dottrina Gerasimov" è stato Mark Galeotti, politologo, docente di criminalità transnazionale e affari di sicurezza russi e direttore della società di consulenza Mayak Intelligence, scrittore, tra l'altro, del libro "Le guerre di Putin". Galeotti spiega che non si tratta tanto di una tattiva di offesa, quanto di una strategia difensiva inserita nel contesto internazionale. A 67 anni, Gerasimov è a un passo dalla pensione. «Non posso fare a meno di sospettare che la sua priorità principale sarà quella di non rovinare le cose così tanto da finire in disgrazia - ha spiegato Galeotti a Newsweek - ma allo stesso tempo sta subendo pressioni da parte di Putin, che vuole qualche trofeo».