Putin disarma la Wagner e sfoggia le sue nuove armi: che fine farà il gruppo di Prigozhin dopo il tentato golpe?

Il futuro del gruppo di mercenari rimane incerto. Il ministero della Difesa russo ha pubblicato un video che mostra una massiccia raccolta di equipaggiamento militare, che Mosca afferma di aver ricevuto dalle unità dell’organizzazione paramilitare privata

Mosca, che fine farà il gruppo Wagner? Putin disarma gli uomini di Prigozhin (e sfoggia le sue nuove armi)
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Giovedì 13 Luglio 2023, 18:48 - Ultimo aggiornamento: 20:25

Il futuro del gruppo Wagner rimane incerto. Mercoledì il ministero della Difesa russo ha pubblicato un video su Telegram che mostra una massiccia raccolta di equipaggiamento militare, che Mosca afferma di aver ricevuto dalle unità del gruppo Wagner nel corso di operazioni di disarmo dell’organizzazione mercenaria privata, con la confisca di armi e munizioni. La Russia ha dichiarato di avere ottenuto più di 2.000 equipaggiamenti, tra armi, carri armati, sistemi missilistici, pezzi di artiglieria semoventi, razzi a lancio multiplo, cannoni anticarro, mortai, blindati e munizioni. L’arsenale confiscato includerebbe anche carri armati T-90. «Attrezzature cingolate pesanti, unità di artiglieria semoventi ad alta potenza e carri armati vengono trasferiti alle basi sul campo - ha affermato il ministero della Difesa russo - Tutte le attrezzature e gli armamenti vengono trasportati nelle retrovie, dove le unità di riparazione e recupero delle forze armate russe effettuano la manutenzione». Il filmato mostra quanto fosse ben armato il gruppo Wagner mentre combatteva a fianco dell’esercito di Mosca nell’Ucraina orientale.

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Le tensioni

Il leader del gruppo mercenario, Yevgeny Prigozhin, ha spesso criticato il Cremlino per un supporto inadeguato dal punto di vista militare. Mesi di tensioni che sono deflagrati il 23 giugno, quando i soldati Wagner hanno letteralmente invaso la Russia. Un’avanzata partita da Rostov sul Don, nel sud del Paese, catturata in poche ore. Una ribellione durata un giorno soltanto e terminata con un negoziato mediato dal presidente bielorusso Alexander Lukashenko. La sorte di Prigozhin è un mistero. Pochi giorni dopo la rivolta, ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin, come ha annunciato lunedì il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.

L’incontro è avvenuto il 29 giugno a Mosca ed è durato circa tre ore. Erano presenti Putin, Prigozhin e altri 34 comandanti del gruppo Wagner.

 

La rivolta

Lo Zar avrebbe ascoltato «le spiegazioni date dai comandanti e offerto loro ulteriori possibilità di essere impiegati nei combattimenti», ha spiegato Peskov. Il portavoce ha aggiunto che i comandanti «hanno sottolineato che sono forti sostenitori del capo di stato e del presidente e che sono pronti a combattere per il Paese nel futuro». Una dichiarazione che sembra contraddire quanto detto da Putin il giorno della rivolta: aveva definito Prigozhin e i suoi dei traditori che sarebbero stati puniti. Non è chiaro se l’annuncio dell’incontro sia stato l’inizio di una fase di riabilitazione per il gruppo Wagner. Ai componenti dell’esercito mercenario Putin aveva dato la possibilità di firmare contratti con il ministero della Difesa russo, tornare alle loro case o partire per la Bielorussia. Intanto l’Fsb, il servizio di sicurezza interno russo, ha arrestato almeno 13 alti ufficiali, fra cui il generale Sergei Surovikin, e ne ha sospesi o licenziati altri 15, come il generale Ivan Popov, rende noto il Wall Street Journal, citando fonti anonime informate. Diverse fra le persone arrestate avrebbero legami con la Wagner.

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