Putin: «Le politiche Usa in Medio Oriente sono fallite». Ma l'Ucraina: «Mosca ha dato le armi ad Hamas»

Il leader russo: "Creare uno stato palestinese per risolvere il conflitto". Lavrov: "Non tolleriamo vittime civili"

Putin: «Le politiche Usa in Medio Oriente sono fallite». Ma l'Ucraina: «Mosca ha dato le armi ad Hamas»
di Marta Giusti
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Martedì 10 Ottobre 2023, 14:46 - Ultimo aggiornamento: 15:29

Il nuovo scoppio di violenza tra palestinesi e israeliani è «un ottimo esempio del fallimento della politica degli Usa in Medio Oriente». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin ricevendo il primo ministro iracheno Mohammed al-Sudani al Cremlino. Lo riferisce la Tass. «Per la risoluzione del conflitto palestino-israeliano è necessaria l'attuazione delle risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla creazione di uno Stato palestinese sovrano e indipendente». ha detto ancora PutinGli Stati Uniti hanno nel tempo esercitato pressioni su entrambe le parti coinvolte nel conflitto israelo palestinese senza mai però tenere in considerazione gli interessi fondamentali dei palestinesi, prima delle quali, quella di attuare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla creazione di uno Stato Palestinese sovrano e indipendente, ha affermato poi Putin.

Putin, la Russia e l'Ucraina

 

«Non accetteremo nessuna violenza contro i civili e la violazione del diritto internazionale umanitario» nel conflitto israelo-palestinese.

Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, citato dall'agenzia Tass.

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LA VERSIONE DELL'UCRAINA

L'Ucraina entra a gamba tesa nel feroce scontro tra Israele e Hamas, puntando il dito contro la Russia. Mosca, è l'accusa lanciata dai servizi d'intelligence militare (Gur), «ha passato» ai terroristi palestinesi «le armi fornite a Kiev dall'Occidente» e accaparrate sul campo «come trofei», con l'intenzione in seguito di «screditarla» al fine «d'interrompere» gli aiuti di Usa e Ue. La nota del Gur è quel che è, una dichiarazione pubblicata sul sito senza prove aggiuntive e ben illustra l'aria che tira nella capitale ucraina, dove l'ansia di essere dimenticati davanti all'ultima crisi in ordine di tempo si taglia col coltello. Ma c'è di più. Il sospetto è che il Cremlino, se non direttamente, sia perlomeno indirettamente coinvolto nell'assalto di Hamas, probabilmente attraverso l'Iran. «La partnership tra Mosca e Teheran si è rafforzata negli ultimi anni, quasi certamente accelerata dall'invasione russa dell'Ucraina» e «anche i legami diplomatici ed economici si sono intensificati», nota proprio oggi l'intelligence britannica. Se poi l'accusa di Kiev dovesse trovare una qualche conferma sul terreno, ecco servita su un piatto la pistola fumante, in tutti i sensi.

Il portavoce di Vladimir Putin, evidenziando i rischi umanitari del conflitto, ha rivelato che «alcune migliaia di cittadini russi vivono a Gaza e nei territori palestinesi», ponendo in qualche modo il cappello sul conflitto in corso. «Ciò che è sicuramente importante per noi - ha notato - è il destino dei nostri connazionali». Rivolgendosi a una sessione dell'Assemblea parlamentare della Nato a Copenaghen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non a caso ha invitato tutti a unirsi e a lottare contro il terrorismo, paragonando le tattiche di Hamas in Israele a quelle utilizzate dalla Russia contro l'Ucraina. «Sono lo stesso male, con l'unica differenza che lì è un'organizzazione terroristica che ha attaccato Israele e qui è uno Stato terrorista che ha attaccato l'Ucraina», ha affermato Zelensky puntando poi il dito contro Teheran. Se vende i droni Shahed alla Russia, è il ragionamento del presidente ucraino, «non può dire di non avere nulla a che fare con quanto sta accadendo da noi», e non può affermare di «non avere niente a che fare con quanto sta accadendo in Israele» se i suoi funzionari dichiarano di sostenere Hamas. «La posizione della Russia sul conflitto è complessa», analizza la politologa Tatiana Stanovaya, evidenziando che ci sono pro e contro sia nell'adottare una posizione a favore d'Israele che di Teheran.

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«Una grave escalation, che potrebbe portare a un conflitto aperto tra Iran e Israele, metterebbe a rischio la consolidata presenza russa in Medio Oriente e la sua lunga campagna in corso in Siria. E il fatto che Israele non abbia imposto le sanzioni occidentali contro la Russia è degno di nota», spiega. «Per questo motivo è probabile che Mosca resti neutrale». Questo non vuol dire però che non cercherà di sfruttare la situazione, perlomeno dal punto di vista della propaganda, «addossando all'Occidente» le colpe del conflitto. Ma torniamo a Kiev. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba è tornato a battere sul tasto del destino comune tra Ucraina ed Unione Europea. «Gli europei capiscono che non possono permettersi di non vincere questa guerra insieme all'Ucraina: se perdiamo, sarà la fine dell'Europa», ha dichiarato in un'intervista all'edizione ucraina di Forbes. Un appello insomma a non dimenticare quello che sta succedendo da quelle parti.

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