Pirola, la variante ha «40 mutazioni e due da monitorare». Gli esperti: «Potrebbe essere un Covid diverso»

Si stanno rilevando più casi della variante Ba.2.86 altamente mutata in diversi Paesi e sembra che avremo bisogno di un modo più semplice per parlarne», ha annunciato su Twitter Ryan Gregory, docente del Dipartimento di biologia dell’Università di Guelph (Ontario)

Pirola, la variante ha «40 mutazioni e due da monitorare». Gli esperti: «Potrebbe essere un Covid diverso»
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Lunedì 28 Agosto 2023, 16:54 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 11:57

Mesi di assopimento, grazie alla copertura vaccinale e a una parziale immunità di gregge. E ora gli scienziati si affrettano ad approfondire una nuova variante Covid con pochissimi casi noti, ma molte mutazioni, che è stata rapidamente classificata come «variante sotto monitoraggio» dall’Organizzazione mondiale della sanità. Chiamata BA.2.86 è stata soprannominata Pirola, un asteroide scoperto nel 1927 che a sua volta deve il suo nome a una pianta erbacea, la Pyrola. «Si stanno rilevando più casi della variante Ba.2.86 altamente mutata in diversi Paesi e sembra che avremo bisogno di un modo più semplice per parlarne. Dopo molte discussioni tra i tracciatori di varianti, abbiamo deciso chiamarla Pirola», ha annunciato su Twitter Ryan Gregory, docente del Dipartimento di biologia dell’Università di Guelph (Ontario), uno degli scienziati più attivi sul fronte delle varianti e ideatore della denominazione Kraken (il mostro marino con lugnhi tentacoli) per la sottovariante Omicron Xbb.1.5.

Pirola, il monitoraggio e quanto è pericolosa

Secondo Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Center di Seattle, Pirola ha più di 30 modifiche di amminoacidi alla sua proteina spike rispetto alla sottovariante BA.2. Il fatto che l’Oms l’abbia designata una «variante sotto monitoraggio» implica che i Paesi sono tenuti a tracciare e segnalare le sequenze che trovano. «Sono necessari ulteriori dati per capire se la variante sarà pericolosa o meno con le sue numerose mutazioni», ha affermato l’Oms. «Più vediamo diffondersi la variante ipermutata Ba.2.86, ora presente in sei Paesi e in circa il 2% delle acque reflue in una regione svizzera, più sembra preoccupante, soprattutto in un momento in cui la sorveglianza è diminuita: non è destinata a svanire», sottolinea lo scienziato Usa Eric Topol, responsabile dello Scripps Research Translational institute in California.

La variante è stata segnalata in Israele, Danimarca, Regno Unito, Stati Uniti, Sud Africa e Svizzera, riferisce Gregory, i sintomi tipicisono febbre alta, tosse, raffreddore e perdita del senso del gusto o dell'olfatto. Al momento non risultano decessi. Uno dei due casi americani è un viaggiatore di ritorno dal Giappone, quindi è probabile che Pirola sia presente anche in territorio nipponico. «Gli esperti di sanità pubblica che affermano che un’evoluzione dilagante delle varianti e onde autunnali di Covid sono previste e fanno parte della vita, non stanno facendo salute pubblica, ma pubbliche relazioni. Per il virus», mette in guardia Gregory.

Previsioni

Si tratta di una minaccia reale o di timori amplificati? A Pirola è stato dedicato un approfondimento su Nature online, facendo il punto su ciò che si sa e quello che si intende scoprire. Per alcuni scienziati l’emergere di BA.2.86 ricorda i primi giorni della variante Omicron a fine 2021, quando gli epidemiologi sudafricani notarono un lignaggio dall’aspetto singolare che divenne rapidamente globale. «C’è un po’ di déjà vu», sostiene Adam Lauring, virologo e medico specializzato in malattie infettive dell’università del Michigan il cui laboratorio ha identificato una persona infetta da BA.2.86. Certo oggi dopo aver affrontato diverse ondate di Covid e con il lancio di booster aggiornati, l’immunità globale è più alta e la maggior parte degli esperti non si aspetta che Pirola abbia lo stesso impatto di Omicron. «Ci sono buone ragioni per pensare che non sarà così, ma siamo solo agli inizi», aggiunge Lauring. Stessa convinzione di Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, che ha appena pubblicato uno studio sull’ennesima versione del coronavirus sul Journal Medical Virology insieme a Fabio Scarpa, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’università di Sassari. «Attualmente - riflette - non desta particolari preoccupazioni, ma serve attenzione, considerate le sue caratteristiche e le molte mutazioni». Questa variante, spiega, è stata posta sotto l’attenzione dall’Organizzazione mondiale della sanità perché è stata trovata in differenti Stati, senza però che ci fosse un nesso epidemiologico, ovvero un legame con spostamenti di persone infettate. «Abbiamo analizzato le mutazioni. E abbiamo osservato che, in effetti, ne ha tantissime, di cui due più interessanti: una è uguale alla stessa mutazione che aveva la famosa variante Delta, che ormai non esiste più, e l’altra che è una mutazione tipica del ceppo di Wuhan». Su Pirola tra gli scienziati c’è «una diatriba aperta, molti dicono che bisogna far attenzione perché si tratterebbe di “un altro Covid”, che non c’entra niente con Omicron. Ma dallo studio fatto con Scarpa, direi che non sembra essere così. Le mutazioni non ci hanno dato elementi per dire che si tratti di un’infezione più contagiosa, più patogena, insomma più cattiva rispetto alle altre. Diciamo, però, che va tenuta sotto controllo. Come dobbiamo fare per tutte le varianti. Non vedo, a oggi, con gli attuali dati di diffusione, motivo di preoccupazione specifica, però è ovvio che non si deve abbassare la guardia», conclude Ciccozi, sottolineando che lo studio «evidenzia l’evoluzione del virus continua. Serve essere attenti e continuare a studiare questa e le altre varianti».

Vaccini

Il virologo Fabrizio Pregliasco - che analizza la situazione delle nuove varianti, dalla diffusa Eris alla neo identificata Pirola, fino alle mutazioni soprannominate Flip che ci si aspetta siano più abili a eludere le difese - spiega cosa dobbiamo aspettarci. «Vedremo onde di salita e di discesa, con un ciclo che non è almeno a oggi collegato ad aspetti riguardanti il caldo o il freddo. Il Covid non sembrerebbe avere una stagionalità di come l’influenza - analizza - E, poiché abbiamo visto che dopo sei mesi una quota importante di persone guarite o vaccinate ritornano a essere suscettibili, io mi aspetto una fiammata di risalita. Anche perché, purtroppo, sulle ultime dosi di richiamo siamo messi un po’ male». Questa fiammata di nuovi contagi, spiega il docente di Igiene dell’università Statale di Milano, si lega a una «continua capacità del virus di mutare facendo sì che il nostro sistema immunitario in qualche modo possa non essere efficace a evitare la malattia». Ma, puntualizza il virologo, «grazie al fatto che la gran parte di noi ha un’immunità ibrida, quindi legata a infezioni e vaccinazioni, mescolate in vario modo, la gran parte dei casi non saranno gravi».

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