Israele uccide tre ostaggi «scambiati per terroristi». Un altro dramma per Mia, morto il fidanzato

Facevano gesti per chiedere aiuto, i militari temevano fosse un attacco. Morto il fidanzato della ragazza-simbolo del 7 ottobre, apparsa in un video di Hamas

Israele uccide tre ostaggi «scambiati per terroristi». Un altro dramma per Mia, morto il fidanzato
di Marco Ventura
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Sabato 16 Dicembre 2023, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 17 Dicembre, 12:11

Erano in tre, forse erano scappati, o forse erano stati abbandonati dai loro carcerieri nel pieno della battaglia che infuriava ieri a Gaza Nord. I soldati israeliani li hanno scambiati per terroristi, non si sono fidati vedendo che si sbracciavano e cercavano di raggiungerli, e hanno sparato. «Nel corso dei combattimenti a Shejaiya, per errore i nostri militari hanno identificato tre ostaggi israeliani come una minaccia e hanno aperto il fuoco», riferisce il colonnello Daniel Hagari, portavoce delle Idf, le forze di difesa israeliane che, ha aggiunto, «portano la responsabilità di questo tragico incidente, quella è un'area in cui i soldati avevano incrociato molti terroristi, inclusi uomini-bomba». Dopo la sparatoria, si è avuto il sospetto che non fossero miliziani di Hamas, «i loro corpi sono stati perciò trasferiti in Israele e qui esaminati e identificati come ostaggi».

 

Giovani

Si conoscono i nomi di due di loro, il terzo rimane anonimo per volontà della famiglia. Samer Fouad Talalka, 24 anni, proveniva dalla città beduina di Hura, abitata da nomadi diventati sedentari in epoca ottomana. Lavorava col padre nei fine settimana a Nir Am, uno dei Kibbutz presi d'assalto il 7 ottobre. La madre è una maestra. Yotam Haim, 22 anni, rapito nel Kibbutz Kfar Aza, era un appassionato batterista heavy metal. In centinaia ieri sera hanno protestato nelle strade di Tel Aviv urlando: «Ostaggi subito a casa». Ieri sono stati trovati dai militari israeliani anche i tre corpi di altri ostaggi israeliani tra loro quello di Elia Toledano, 28 anni, fidanzato di Mia Schem, la franco-israeliana ferita il 7 ottobre e operata al braccio da un veterinario a Gaza, ripresa in un video di Hamas dopo l'intervento. «Ciao, sono Mia Schem, 21 anni, vengo da Shoham, ora sono a Gaza. Ho avuto 3 ore di intervento in un ospedale a Gaza, mi hanno curata, va tutto bene. Chiedo solo che mi riportino a casa il prima possibile dai miei genitori, dai miei fratelli. Tiratemi fuori da qui al più presto. Per favore!». La madre, Kerem, aveva visto il filmato e tenuto una conferenza stampa molto tesa, per tutto il tempo con la foto della figlia in mano: una ragazza magra, delicata, bella, dagli occhi azzurrissimi. Lei si trovava al Nova Music Festival nel deserto con Elia. Entrambi franco-israeliani. È stata liberata il 30 novembre. In un video i pianti e le risate della madre quando ha saputo del rilascio. C'è una foto di Mia, che è tatuatrice, col braccio fasciato e un nuovo tatuaggio sul gomito: "We will dance again". Danzeremo di nuovo. Ma il suo Elia, un organizzatore di eventi, non ce l'ha fatta. «Era un uomo pieno di gioia il mio fratellino, un simbolo dell'amicizia vera, totale che sapeva dare», dice Daniel Toledano. Se penso che non vedrò più il suo dolce sorriso, credo che non vorrò più sorridere». Con lui sono stati recuperati i corpi di due ragazzi 19enni, poliziotti della stazione di Beersheba. Nick Beiser, autista della divisione di polizia Gaza, all'alba del 7 ottobre parlò coi genitori che lo avevano chiamato dopo l'allarme. «Sentivamo racconta la madre il rumore dei razzi, ci disse che si era svegliato per le esplosioni ed era andato subito nel rifugio. Gli ho chiesto se fosse riuscito a proteggersi, a indossare l'elmetto, mi rispose di no, si sparava ovunque. La conversazione si è chiusa». "Non preoccuparti mamma, andrà tutto bene, prenditi cura di te", le sue ultime parole". In un video, dopo, la madre ha visto che lo trascinavano via, in maglietta e mutande, aveva solo dei sandali che sono volati via. «È andato a Gaza a piedi nudi». Ron Sherman, l'altro 19enne, di Lehavim, distretto del Negev, aveva doppia cittadinanza israeliana e argentina. Quel giorno mandò whatsapp ai genitori per avvertirli. L'ultimo messaggio: «Vi amo. È finita». La madre di Ron, argentina come Papa Francesco, era andata fino a Roma, in Vaticano, per incontrarlo. «Il Papa mi ha detto che la situazione era molto complicata e che era preoccupato anche per gli abitanti di Gaza. Siamo arrivati alla comune conclusione che Hamas sta uccidendo sia noi, sia la sua stessa gente che usa come scudo umano».

 

Rabbia

Intanto, non si placa la rabbia delle famiglie degli ostaggi ancora in mano ai terroristi.
Ventitré sono morti, i corpi di nove sono stati recuperati, restano più di cento prigionieri, sui 240 che erano all'inizio (gli altri sono stati liberati). E secondo i media di Israele si sta facendo strada tra i familiari l'idea di cominciare uno sciopero della fame, per protesta contro la strategia del governo di combattere per fare pressione e costringere i terroristi a tornare con una "buona proposta" al tavolo dei negoziati, invece di avviare subito le trattative tra capi dell'Intelligence.

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