L'Arabia Saudita congela gli accordi di pace con Israele. Putin, gelo con ​Netanyahu: «Gaza come Leningrado»

La normalizzazione avviata dagli accordi di Abramo voluti da Donald Trump sta subendo uno stop

Israele, l'Arabia saudita congela gli accordi di pace con lo Stato ebraico a causa della guerra di Hamas
di Marco Ventura
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Venerdì 13 Ottobre 2023, 19:15 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 12:33

A scoppio ritardato arriva la condanna di Vladimir Putin per la “crudeltà” dell’attacco di Hamas a Israele, ma con l’aggiunta che anche gli israeliani rispondono «con metodi piuttosto crudeli». Parlando con i giornalisti al vertice dei Paesi della Comunità degli Stati indipendenti (Csi) a Bishkek, in Kirghizistan, il leader russo lancia un chiaro altolà a Israele perché non trasformi Gaza in un’altra Leningrado.

 

Accuse

«Un assedio simile è inaccettabile, così come le vittime civili» di un possibile intervento via terra. Per essere ancora più esplicito nella sua posizione antiamericana, spiega che «questa enorme tragedia per gli israeliani e i palestinesi è il risultato diretto delle politiche fallimentari americane in Medio Oriente». Il riavvicinamento di Mosca a Teheran nella guerra in Ucraina, con l’uso sistematico di droni e munizioni iraniani, aveva già da tempo incrinato il delicato equilibrio dei rapporti tra Russia e Israele. Ora, l’incursione terroristica dei combattenti di Hamas e la reazione israeliana vedono Putin sollecito nell’approfittare dell’instabilità mediorientale in chiave antioccidentale (e anti-israeliana). Al tempo stesso, sembra raggiunto il primo obiettivo politico dell’attacco di Hamas, in sintonia con l’Iran, ovvero bloccare il dialogo tra il principe saudita Mohammed bin Salman e Netanyahu per la normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita e la firma di “accordi di Abramo”, in linea con quelli già siglati con gli Emirati arabi uniti.
Stando a fonti della Reuters, infatti, i colloqui tra Riad e Gerusalemme non saranno interrotti ma slitteranno, congelati dalla ripresa del conflitto.

Un approccio saudita che non consideri la causa palestinese e le vittime dei bombardamenti su Gaza rischierebbe infatti di suscitare la rivolta delle piazze arabe anche nel Golfo. Stando alle fonti dell’agenzia di stampa britannica, è impossibile proseguire la trattativa e il tema delle concessioni israeliane ai palestinesi dovrebbe comunque diventare centrale nel momento in cui ripartiranno i contatti. Il che, osserva la Reuters, indica che Riad non ha abbandonato del tutto l’idea. Per Jake Sullivan, Consigliere Usa per la sicurezza nazionale, gli sforzi diplomatici verso gli “accordi di Abramo” non si fermano, ma il focus si sposta per il momento su «sfide più immediate». Il suo portavoce, John Kirby, ribadisce che gli Stati Uniti «credono ancora nella promessa della normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita, ma si tratta di nazioni sovrane che decideranno da sole». In questo contesto si pone la telefonata di giovedì del presidente iraniano Raisi al principe Bin Salman. Il primo per «supportare la Palestina e prevenire il diffondersi della guerra nella regione», il secondo in risposta per assicurare che il Regno è impegnato a ridurre l’escalation. Ieri si sono parlati il viceministro degli Esteri russo, Bogdanov, e l’ambasciatore iraniano a Mosca, Jalali. A Bishkek, Putin nel merito spinge per «un immediato cessate il fuoco e la stabilizzazione della situazione sul terreno», proponendosi pure come mediatore.

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Conseguenze

Israele, dice, è stato attaccato «con una brutalità senza precedenti, eppure la questione va risolta pacificamente, non c’è alternativa a due Stati indipendenti. Una operazione di terra nella Striscia di Gaza con l’uso di attrezzature pesanti in zone residenziali è una questione complessa, irta di gravi conseguenze per tutti», conclude. «Potrà esserci un numero assolutamente inaccettabile di vittime civili tra i due milioni di persone della Striscia, bisogna porre fine al bagno di sangue». Si è arrivati a questo punto a causa della «linea unilaterale che gli Usa hanno tenuto per molti anni, portando la situazione in Medio Oriente in un vicolo cieco, non usando il quartetto di mediatori» che comprende Onu, Usa, Russia e Ue.
 

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Cairo

Delicata, infine, la posizione di un altro protagonista dell’area, l’Egitto, il cui ministero degli Esteri ieri ha condannato la decisione dell’esercito israeliano di intimare l’evacuazione di un milione di persone a Gaza da nord a sud. «È una grave violazione delle regole del diritto umanitario internazionale, che espone un milione di cittadini palestinesi ai rischi di restare all’aperto senza rifugi». Inoltre, il Cairo teme il flusso di profughi che potrebbe arrivare dalla frontiera tra Gaza e Egitto.

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