Chiesa e Islam/ Stragi di cristiani ma senza memoria

Chiesa e Islam/ Stragi di cristiani ma senza memoria
di Ginevra Cerrina Feroni
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Domenica 3 Febbraio 2019, 00:00
Non si può continuare a tacere o a minimizzare le persecuzioni e le atrocità di cui sono oggetto, da decenni, i cristiani nel mondo. Dall’Africa, all’India, dall’Afganistan al Pakistan, dalla Cina e dalla Corea del Nord all’Iran. Ed ora anche le Filippine sono state il palcoscenico di uno spettacolo di brutale macelleria umana con 27 morti e decine di feriti. Due bombe micidiali sono state fatte esplodere in successione, domenica scorsa, la prima in una cattedrale cattolica piena di fedeli durante la celebrazione della messa, la seconda in uno spazio esterno prospiciente la medesima dove erano già in atto i soccorsi alle vittime maciullate. Un duplice attacco terroristico, di matrice islamista, perfettamente orchestrato in un contesto territoriale dove il 90% della popolazione è di fede islamica. Un’azione similare era già avvenuta nel sud della Nigeria, in una chiesa, durante la celebrazione della messa di capodanno: uomini armati avevano aperto il fuoco uccidendo una ventina di fedeli e ferendone decine. In Nigeria la comunità cristiana è, da anni, oggetto di persecuzioni, di rapimenti e di attacchi terroristici da parte, perlopiù, del gruppo islamico nigeriano Boko Haran. Secondo uno studio condotto dal Berkley Center for Religion, Peace and World Affairs della Georgetown University pubblicato nel 2018, il Cristianesimo è la religione più perseguitata al mondo, sia nei regimi islamici, sia in quelli ateisti-comunisti, vedi la Cina dove viene dato fuoco alle Bibbie, dove i preti e i vescovi vivono sotto controllo e le messe, quando autorizzate, sono monitorate dalla polizia di Stato. 

Da tale studio, in integrazione con i dati del World Watch List 2019, si evidenzia che nel 2018, nel mondo, sono stati uccisi oltre 4000 cristiani e 2625 sono stati arrestati o detenuti senza un giusto processo. Appare, dunque, ragionevole, dedurre che siamo di fronte ad un olocausto di gigantesca portata, a fronte del quale non viene data la rilevanza, anche mediatica, che merita. C’è la percezione che una tale emergenza non sia neppure considerata una priorità nelle parole e nell’azione della Chiesa e dei suoi apparati, quantomeno rispetto ad altre problematiche di attualità come, ad esempio, quella degli sbarchi e dell’accoglienza dei migranti. Sembra, insomma, mancare un reale slancio a tenere viva la memoria dei cristiani vittime della violenza di matrice islamista e di ogni altra degenerazione fondamentalista che rimane impunita e che non conosce fine. Sono loro i nuovi martiri della Chiesa e dell’umanità intera ma, invece, di loro non rimarrà né il nome, né la memoria. In un insopportabile mainstream dominante che grida alla pericolosa deriva islamofobica dell’Occidente e si dimentica, dati alla mano, di una delle più grandi atrocità della storia dell’uomo: la cristianofobia. Eppure non ne parliamo. Per paura, per imbarazzo, per non urtare le sensibilità, per convenienza. Ed invece, oggi più che mai, sarebbero importanti manifestazioni e testimonianze pubbliche dato che siamo di fronte all’acuirsi di azioni terroristiche contro i cristiani rispetto alle quali non possiamo più rimanere indifferenti od inermi.

<HS9>La memoria è la vita. E’ il collante che tiene insieme ogni comunità laica e religiosa e ne permette il suo essere nel mondo e il suo sviluppo. Ce lo insegna la cultura ebraica che, degnamente, dopo 70 anni, fa onorare i martiri del genocidio nazista, tenendo per sempre vivo il ricordo dell’orrore e non senza aver dato una caccia senza tregua ai loro assassini. Memoria - come ci ha testimoniato, Liliana Segre - per lottare contro l’oblio e - ancor più importante - contro l’indifferenza che è alla sorgente di ogni dramma umano, passato e presente.
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