Indi Gregory, il papà: «L'Italia ci ha ridato speranza». Ma il giudice inglese oggi può staccare la spina

Il governo italiano ha concesso d’urgenza la cittadinanza a Indi cosicché possa essere trasferita e curata all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù

Indi Gregory, il papà: «L'Italia ci ha ridato speranza». Ma il giudice inglese oggi può staccare la spina
di Chiara Bruschi
4 Minuti di Lettura
Martedì 7 Novembre 2023, 00:32 - Ultimo aggiornamento: 07:15

«Il mio cuore si riempie di gioia. Gli italiani hanno ridato a Claire e a me la speranza e la fiducia nell’umanità. Gli italiani ci hanno mostrato cura e sostegno amorevole e vorrei che le autorità del Regno Unito facessero lo stesso». Sono parole di emozione e gratitudine quelle pronunciate di getto da Dean Gregory, il papà della piccola Indi di 8 mesi, affetta da una patologia mitocondriale giudicata incurabile. Ma anche attimi concitati.

La decisione del governo italiano di concedere d’urgenza la cittadinanza a Indi cosicché possa essere trasferita e curata all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è arrivata proprio mentre i genitori della bimba, Claire e Dean, si affrettavano a presentare l’ennesima richiesta, questa volta all’Alta Corte britannica, per impedire al personale del Queen’s Medical Center di Nottingham dove la bimba è ricoverata di interromperle il supporto vitale provocandone la morte. Nel fine settimana, infatti, i genitori avevano ricevuto l’ultima sconfitta sul piano legale quando due giudici della corte d’Appello - Lord Peter Jackson e Lady Eleanor King, che si era già pronunciata contro le famiglie di Charlie Gard, Alfie Evans e Archie Battersbee in casi simili di fine vita -, avevano respinto la richiesta di trasferimento di Indi all’ospedale romano per cure specialistiche che sarebbero state finanziate dal governo italiano senza alcun costo per il Servizio Sanitario Nazionale britannico o per il Regno Unito. 

Chi è Indi Gregory, la bimba a cui il cdm ha concesso la cittadinanza: la malattia "incurabile" e la sospensione delle terapie a Londra

LA BATTAGLIA LEGALE

I giudici avevano quindi sostenuto la versione dei medici dell’ospedale di Nottingham, secondo i quali Indi sta morendo e ulteriori cure sarebbero inutili e dolorose: non è nel «migliore interesse» di Indi essere trasferita. «Dopo aver letto tutte le prove e le argomentazioni – avevano scritto nella sentenza - siamo giunti alla chiara conclusione che la decisione – di negare il trasferimento a Roma e interrompere le cure, ndr - è tristemente inevitabile e giusta, ed è stata presa con il grado di attenzione appropriato in una questione così seria». In precedenza, i genitori di Ilkeston, nel Derbyshire, avevano visto rigettare le loro richieste di proseguire coi trattamenti anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Alle 14 di ieri ora di Londra, quindi, sarebbe dovuta avvenire l’estubazione, che i genitori hanno fatto di tutto per annullare chiedendo che avvenisse a casa, non in ospedale. «Abbiamo intenzione di estubarla alle 14:00 di oggi, ci hanno detto - ha raccontato il padre – ma noi avevamo detto che volevamo che tornasse a casa. Il giudice ha detto che potevamo scegliere…». Per i medici però, questo non era possibile. «Non si può fare a casa... l’ordinanza del tribunale non ha mai detto che è lei ad avere la scelta definitiva, questa è una scelta tra tutti noi», ha replicato il personale medico secondo quando raccontato da Dean Gregory. La decisione di estubare la bambina in ospedale, lamenta la famiglia supportata dai legali del Christian Legal Centre, va «contro il Piano Assistenziale concordato» e per questo è stata contestata davanti all’Alta Corte con urgenza: «I genitori dovrebbero essere aiutati a decidere dove fornire le cure compassionevoli al meglio. Le opzioni includono un hospice, l’ospedale o il domicilio», spiega il team di avvocati che assiste la famiglia inglese. E questa mattina alle 10.30 ora italiana sarà il giudice Robert Peel a decidere dove verrà rimosso il supporto vitale alla piccola Indi, se a casa o nell’ospedale.

«L’udienza si terrà nonostante oggi il governo italiano abbia concesso drammaticamente la cittadinanza Indi», precisano dal Christian Legal Centre. «È molto preoccupante che un bambino possa essere trattenuto contro la volontà dei genitori quando questi hanno a disposizione cure alternative. Trasferire Indi in Italia non comporta alcun costo né per il contribuente né per il Servizio Sanitario Nazionale. Cosa c’è alla base di questo caso che impedisce al Queen’s Medical Center di consentire il trasferimento di Indi a Roma?», ha commentato Andrea Williams, amministratore delegato del Christian Legal Centre. E in attesa di sapere quando e se la piccola Indi potrà essere trasferita in Italia, l’ospedale italiano rappresenta l’unica piccola grande speranza per i genitori, impegnati da mesi in una disperata corsa contro il tempo: «Sono molto orgoglioso di dire che Indi ha la cittadinanza italiana e ringrazio il governo italiano e il popolo italiano dal profondo del mio cuore», ha detto ieri il padre della piccola. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA