La piccola Indi Gregory, per la quale i giudici inglesi avevano già dato l'ok allo stop alle cure in Gran Bretagna, è (anche) cittadina italiana: come può muoversi ora il nostro Paese? Lo abbiamo chiesto ad Alexandro Maria Tirelli, avvocato penalista e presidente delle Camere penali internazionali.
Avvocato Tirelli, che significato ha la nomina del console italiano a Manchester come giudice tutelare della piccola?
«La nomina di un console in veste di giudice tutelare è una procedura standard, quando ci sono da prendere decisioni che riguardano minori italiani all’estero i cui interessi non possono essere difesi da altri tutori.
In caso di definitvo stop alle cure, i medici inglesi potranno essere preseguiti in Italia?
«Nonostante Indi sia una cittadina italiana, questo non è possibile. Da un punto di vista legale, qualora staccassero il respiratore i medici inglesi avrebbero dalla propria parte un pronunciamento dell’autorità giudiziaria inglese che li autorizza a farlo. In più esistono precedenti, come il caso di Alfie, e in un sistema di common law il precedente può avere effetti vincolanti. Un intervento dei pm italiani, in pratica, rappresenterebbe una sorta di intrusione nella sovranità di un altro Stato».
Il governo italiano può fare qualcos'altro per provare a salvare Indi?
«È difficile, ma si potrebbe tentare la via della mediazione internazionale: di fatto una conciliazione politica per chiedere una “concessione” al Regno Unito per fini umanitari, affinché permetta di curare la bimba in Italia». E i genitori, invece? «In caso di stop alle cure, potrebbero ricorrere contro il Regno Unito alla Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, ravvisando una mancata tutela del diritto alla salute. In ogni caso si tratterebbe soltanto di un risarcimento».