Gaza, il flop del piano anti-tunnel: distrutti da Israele nel 2021, subito ricostruiti da Hamas

I servizi segreti non consideravano più il gruppo terroristico che controlla la Striscia un pericolo: erano convinti di averlo smantellato nella battaglia del maggio 2021, battezzata «Guardiano delle mura», e di avere distrutto la maggior parte dei tunnel nei quali Hamas nasconde le armi e i centri di comando

Gaza, il flop del piano anti-tunnel: distrutti da Israele nel 2021, subito ricostruiti da Hamas
di Vittorio Sabadin
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Martedì 7 Novembre 2023, 06:17 - Ultimo aggiornamento: 16:07
Quando l'emergenza e le operazioni militari finiranno, Benjamin Netanyahu dovrà dare la colpa a qualcuno dell'impreparazione con la quale Israele ha affrontato l'attacco di Hamas del 7 ottobre. Ci aveva già provato una decina di giorni fa, accusando i servizi segreti: «Tutti i responsabili della sicurezza, incluso il capo dei servizi di intelligence militari e del servizio di sicurezza interno consideravano Hamas contenuto». Si era poi scusato con l'esercito ed era stato bersagliato dalle critiche di chi lo accusava di volersi solo salvare la poltrona.

LA RETE

Ma una prima ricostruzione fatta dal Jerusalem Post sulle responsabilità della mancata sorveglianza nei confronti dei terroristi di Hamas sembra confermare che il premier aveva detto la verità. I servizi segreti non consideravano più il gruppo terroristico che controlla la Striscia un pericolo: erano convinti di averlo smantellato nella battaglia del maggio 2021, battezzata «Guardiano delle mura», e di avere distrutto la maggior parte dei tunnel nei quali Hamas nasconde le armi e i centri di comando. Gli ufficiali dell'esercito erano convinti di avere operato così bene da rendere inservibili centinaia di chilometri della «metropolitana», com'è chiamata la rete sotterranea di tunnel che si trova sotto Gaza City. A convincerli ancora di più che Hamas non avrebbe rappresentato un pericolo nel prossimo futuro c'era anche il fatto che il gruppo terroristico non aveva collaborato con la Jihad islamica palestinese negli scontri degli ultimi due anni con Israele. Non partecipare a questi combattimenti è stato costoso per la reputazione di Hamas dentro la Striscia, cosa che ha convinto i servizi e l'Israel defence force che il gruppo terroristico stesse ancora riprendendosi dalla batosta subita e non avesse alcuna intenzione di attaccare Israele nell'immediato futuro. Il 7 ottobre la realtà ha tragicamente rivelato che tutte queste supposizioni erano sbagliate. Non solo la rete non era stata smantellata come si pensava, ma era stata sottovalutata anche la capacità di Hamas di renderla nuovamente funzionale in poco tempo.

Nell'attacco ai kibbutzim i tunnel sono stati solo uno dei fattori che hanno favorito il blitz, ma ora l'esercito e i servizi di intelligence si domandano fino a che punto questi errori di valutazione continuino a essere presenti nella dura risposta israeliana di questi giorni. «L'Idf ha scritto il Jerusalem Post - si sente così onnipresente in superficie ed è migliorato così tanto nella sua capacità di identificare alcuni ingressi di tunnel che potrebbe ancora sovrastimare la sua capacità di identificare, combattere e uccidere gli operativi di Hamas sottoterra». La distruzione dei tunnel è stato uno degli obiettivi principali dell'esercito israeliano sia nella guerra del 2014 che in quella del 2021 e ogni volta si è imparato qualcosa, migliorando le procedure per individuare gli ingressi e intervenire con maggiore sicurezza.

Ma anche Hamas si è evoluto, perfezionando la tecnica degli scavi e disponendo di risorse sempre più vaste dai Paesi amici e dai numerosi sostenitori nel mondo arabo. Le vittorie ottenute dall'Idf nello stanare i terroristi potrebbero dunque non essere così risolutive come sembrano. Gran parte della raccolta di informazioni di Israele si basa su droni, aerei e satelliti che svelano solo una parte della verità. Sarebbero più utili informatori sul posto, che i servizi però non sembrano avere infiltrato a Gaza visto quanto è accaduto il 7 ottobre.

INFILTRATI

La sicurezza che i vertici dell'esercito mostrano nell'affermare che la rete di Hamas sarà presto smantellata si scontra anche con il fatto che numerosi terroristi si sono sicuramente mescolati alla popolazione civile palestinese in gran parte diretta verso Sud e ora ammassata al confine con l'Egitto. L'Idf potrebbe dunque fare un altro clamoroso errore di valutazione sulla consistenza delle forze di Hamas pronte a riprendere le ostilità alla prima occasione. Qualunque «terza parte» dovesse controllare Gaza al termine del conflitto, si troverà comunque a dovere fronteggiare il tentativo di rinascita di Hamas, supportato dal grande numero di vittime civili causato dai bombardamenti israeliani. C'è insomma il rischio che esercito e servizi stiano ancora una volta sopravvalutando la loro comprensione del problema, che non è fatto solo di tunnel da sgomberare e distruggere, ma ha bisogno urgentemente di soluzioni politiche.
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