Il risultato delle elezioni che si sono celebrate ieri in Catalogna ha dato la vittoria al socialista Salvador Illa, l'ex-ministro della Sanità che ha gestito la pandemia fino a due settimane fa, voluto da Sánchez «per voltare pagina»: ha superato per 45.000 voti Esquerra Republicana de Catalunya di Pere Aragonès, conquistando 33 seggi come il partito repubblicano. Esquerra, che aumenta così la sua rappresentanza parlamentare rispetto al 2017 (quando ne conquistò 32) vince la competizione interna all'indipendentismo: Junts per Catalunya infatti si colloca solo al terzo posto a un seggio di differenza, in diminuzione rispetto al 2017 (ne aveva 34). Il cosiddetto effetto Illa che i sondaggi avevano pronosticato fin dalla notizia della sua candidatura, porta i socialisti catalani a raddoppiare la propria rappresentanza parlamentare (finora di 17 seggi) e lo fa diventare il primo partito nel voto popolare. Ma gli indipendentisti, con la crescita della Candidatura d'Unitat Popular (Cup), partito della sinistra radicale, che conquista 9 seggi (rispetto ai precedenti 4), rafforzano la maggioranza assoluta parlamentare portandola a 74 seggi, contro i 68 necessari. E per la prima volta, con il PDeCat (la formazione principale erede dell'ex-Convergència), che rimane sotto la soglia del 3% e perciò non riesce a entrare in parlamento ma raccoglie oltre il 2% dei voti, superano il 50% del voto popolare. A destra dello schieramento politico, si conferma la caduta verticale di Ciutadans che cede voti a destra (Vox) e a sinistra (Psc) conquistando appena 6 seggi, quando alle elezioni del 2017 era stato il partito più votato con 36 scranni. Mentre l'estrema destra Vox entra per la prima volta in parlamento con il consistente bottino di 11 deputati e ne diventa la quarta forza politica, superando di gran lunga il Partido Popular che peggiora di uno il risultato del 2017 (di 4 seggi).
Spagna, Catalogna al voto in piena pandemia
LA FORMAZIONE
En Comú Podem, la formazione legata a Podemos, conferma gli 8 scranni conquistati nel 2017 e arresta così l'emorragia di voti della formazione viola negli ultimi anni. Il governo spagnolo ne esce perciò rafforzato in entrambe le sue componenti di coalizione.
La partecipazione al voto si è mantenuta in una percentuale compresa tra il 50% e il 60%. L'epidemia, come già in altre competizioni elettorali, ha aumentato considerevolmente il livello dell'astensione, riducendo la partecipazione al voto di oltre 20 punti rispetto alle elezioni del 2017.
I risultati dello scrutinio propongono principalmente due scenari per la formazione del governo.