Bombe a grappolo, l'arma (vietata) che uccide più civili che militari: la Russia le usa già contro gli ucraini, gli Usa pensano di darle a Kiev

Non tutti i mini-ordigni esplodono trasformandosi in micidiali mine antiuomo: proibite da 123 paesi (l'Italia c'è) ma non da Usa, Russia, Ucraina, Polonia e Romania. Principali vittime sono i bambini

Bombe a grappolo, l'arma vietata che uccide più civili che militari: la Russia le usa già contro gli ucraini, gli Stati Uniti pensano di darle a Kiev
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 1 Luglio 2023, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 15:27

Bombe a grappolo, le bombe che uccidono più civili che militari, l'orrore più temuto dalle popolazioni dei paesi in guerra. La Russia le usa per fiaccare la resistenza degli ucraini fin dall'inizio dell'invasione e anche l'esercito di Kiev le impiega (oltre a quelle che aveva nei suoi arsenali ci sono paesi europei che gliene hanno date) ma ne ha poche e ne vorrebbe di più per dare maggiore peso alla controffensiva.

Queste bombe sono micidiali perché allargano a dismisura la possibilità di colpire mezzi e uomini: un unico involucro (sganciato da aerei o sparato da cannoni di vario calibro, comprese le attuali batterie eredi delle katiusce sovietiche) può contenere centinaia di piccoli ordigni (submunizioni) che causano altissimi numeri di vittime ad esempio fra i soldati rifugiati nelle trincee. In questa categoria "a grappolo" rientrano anche le lugubri mine antiuomo definite pure "pappagalli verdi" usate in enormi quantità dai russi in Afghanistan: così colorate hanno fatto strage di bambini.

L'effetto mina antiuono si ottiene del resto anche con le bombe a grappolo tradizionali, quelle scagliate contro truppe e mezzi: quasi mai eplodono tutti i mini-ordigni, che si spargono a "rosate" sul territorio, contenuti in una singola bomba e così quelle piccole "unite" restano nei campi o nelle vie delle città pronte a uccidere o a ferire non appena qualcuno le calpesta oppure, come capita purtroppo, le raccoglie. Per questo le vittime civili delle bombe a grappolo superano spesso quelle militare com'è avvenuto ad esempio nel Laos o nel Vietnam. Bonificare i terreni in Ucraina costerà sangue e miliardi di dollari se l'uso di bombe a grappolo aumenterà ancora.

Il divieto

A proibire questi ordini è arrivata nel 2008 la convenzione Onu varata il 30 maggio 2008 a Dublino e poi via via sottoscritta dalle nazioni dal 3 dicembre dello stesso anno a Oslo. Dal 2010 l'entrata in vigore ratificata infine nel 2011 anche dall'Italia: ora sono 123 i paesi che l'hanno adottata ma fra questi non vi sono Stati Uniti, Russia, Cina, India, Israele, Pakistan e Brasile. E anche Ucraina, Polonia e Romania.

In settembre in Svizzera è previsto l'11° meeting dei paesi firmatari, il primo che avviene dall'invasione dell'Ucraina.

 

Ora l'Amministrazione Biden si trova di fronte a una decisione imminente sull'opportunità di fornire all'Ucraina le queste bombe (cluster bomb). «Abbiamo pensato a lungo alle Dpicm (Dual Purpose Improved Conventional Munition)», ha detto il generale Mark Milley, capo degli Stati Maggiori Riuniti Usa, in dichiarazioni al National Press Club rilanciate dal Washington Post. «C'è un processo decisionale in corso», ha aggiunto.  Stando a una valutazione dell'intelligence di gennaio (all'epoca della battaglia per Bakhmut), contenuta in una serie di documenti riservati ottenuti dal Post, gli Usa hanno concluso mesi fa che le munizioni cluster potrebbero essere uno strumento efficace per i militari ucraini. «Probabilmente - stando al documento - aumenterebbero l'efficacia» delle operazioni delle forze di Kiev «contro ondate d'assalto perché una munizione a grappolo ha la stessa letalità di 10 pezzi di artiglieria da 155 mm contro unità raggruppate di fanteria». Ma se all'epoca il presidente americano Joe Biden era contrario, adesso - scrive il giornale citando vari funzionari americani - la Casa Bianca sta rivedendo la sua posizione. Restano tuttavia le preoccupazioni sull'efficacia delle munizioni cluster in terra ucraina e sui rischi a lungo termine che possono rappresentare per i civili. «Sono indiscriminate e colpiscono i civili - ha denunciato Sarah Yager direttore a Washington di Human Rights Watch - Parliamo anche di infrangere una norma globale contro l'utilizzo di munizioni a grappolo, almeno per i Paesi che credono nell'umanità anche in tempo di guerra». Il Dipartimento della Difesa non ha confermato se gli Usa producano ancora munizioni a grappolo e non è chiaro cosa sia ancora disponibile nell'arsenale per l'eventuale fornitura all'Ucraina. Secondo gli ufficiali Usa, sia Mosca che - in misura minore - Kiev hanno impiegato munizioni cluster.

La ritrosia Usa a entrare nei dettagli è simile a quella che c'era fino a pochi anni fa in Italia quando era in corso la produzione di bombe a grappolo e di mine (o di loro componenti assemblati altrove). Di recente il Parlamento, a rafforzare la ratifica della tratto di Dublino e Oslo, ha inoltre proibito di finanziare la produzione di questo tipo di bombe. 

Quante vittime

In viola i paesi che hanno rafificato il trattato di Dublino e Oslo

Nonostante il trattato di Dublino e Oslo le bombe a grappolo continuano a uccidere. Secondo il Cluster Munition Monitor 2017, nel 2016 sono state ferite o uccise 971 persone, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Quasi tutte le vittime (860) si sono registrate in Siria, 51 in Laos e 38 in Yemen. Altre 114 persone, in dieci diversi paesi, sono rimate vittime della deflagrazione di vecchi ordigni inesplosi. Terribile scoprire che il 98% delle vittime del 2016 è rappresentato da civili. E di questi 98% il 27% è costituito da bambini, riporta Handicap International.

A partire dagli anni Sessanta, quando gli Stati Uniti iniziarono ad attaccare il Laos e il Sudest asiatico con le bombe a grappolo, sono state documentate oltre 21.200 vittime nel mondo: un conteggio estremamente per difetto. Alcune stime dicono che, se si includessero anche le persone che non sono state identificate, si raggiungerebbero almeno le 56mila persone.

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