Attentato a Mosca, la ricostruzione e cosa sappiamo. La targa bielorussa e i legami con Kiev: i buchi della versione di Putin

Resta il mistero: come mai venerdì i terroristi agiscono indisturbati, senza una reazione tempestiva delle forze di sicurezza o della polizia?

Attentato a Mosca, la ricostruzione e cosa sappiamo. Dalle targhe ai legami con Kiev: i buchi della versione di Putin
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 25 Marzo 2024, 07:37 - Ultimo aggiornamento: 11:24

Abdullo Buriev. Alcuni media indipendenti russi hanno indicato questa persona, che ha cittadinanza sia del Tagikistan sia della Federazione, come la mente del massacro del Crocus City Hall. Nel corso degli interrogatori uno dei quattro terroristi arrestati sostiene di essere stato reclutato per l'attentato da un «assistente del predicatore», mentre un altro parla di contatti con «Abdullo» che ha aiutato il gruppo ad acquisire la Renault Symbol usata per l'attacco con una strana targa bielorussa.

TRACCE

Buriev era già ricercato per un altro attentato compiuto dall'Isis Villayat Korasan (branca afghana che unisce varie etnie tra cui i tagiki) all'interno di una chiesa a Istanbul lo scorso gennaio: riuscì a fuggire in Russia. E anche uno dei terroristi ha raccontato di essere arrivato a Mosca dalla Turchia il 4 marzo. A dare consistenza alla pista dell'Isis, che ha diffuso quattro messaggi di rivendicazione compreso quello con il video registrato durante l'assalto, c'è anche la storia dei quattro arrestati. Il più giovane, Muahammadsobir Fayzov, 19 anni, che lavorava come barbiere nella regione di Inanovo, 300 chilometri a Est di Mosca, aveva pubblicato (ben prima dell'attentato) messaggi che esaltano l'Islam e il Tagikistan. Ancora: le tracce lasciate dai quattro mostrano come vivessero in Russia da molti anni, con residenze nelle regioni di Invanovo, Yaroslavl e Samara. Non ci sono segni, al contrario, almeno per ora, di viaggi in Ucraina, elemento che rende ancora più fragile la pista su cui sta puntando tutto il Cremlino. C'è un dettaglio che fa riflettere: nelle ore successive agli attacchi chiunque utilizzi Twitter ha constatato come migliaia di bot (finti profili dietro cui non ci sono persone reali) hanno cominciato a diffondere a raffica opinioni o notizie false che puntavano il dito contro l'Ucraina. I media ufficiali russi quasi non parlano dell'Isis, nonostante le rivendicazioni, i video e le segnalazioni inviate a Mosca due settimane prima dagli Usa che metteva in guardia contro il rischio di attentati. La linea è esaltare gli atti di eroismo tra gli spettatori (e questo è comprensibile), sottolineare l'unità della reazione del Paese e soprattutto puntellare le frasi di Putin che dopo 24 ore ha indicato come responsabile l'Ucraina.
Nessuna riflessione sul flop dei servizi di sicurezza: come è stato possibile che l'intervento delle forze dell'ordine sia avvenuto con un tale ritardo in una struttura dove per un concerto si erano radunate 6mila persone? Come hanno potuto, dopo 18 minuti, i quattro terroristi fuggire senza che nessuno provasse a fermarli e raggiungere, su un'automobile molto riconoscibile e guidando tranquillamente per cinque-sei ore, la zona di Bryansk, che è vicina sia alla frontiera con l'Ucraina sia a quella con la Bielorussia?

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Ma appare, oggettivamente, poco credibile, visto che si tratta di un'area super controllata, perché i russi devono anche evitare incursioni non solo degli ucraini ma anche di milizie di russi esuli anti Putin (ne sono già avvenute diverse nelle ultime settimane). Può esserci una spiegazione molto più banale: in modo ingenuo, i terroristi (che hanno dimostrato scarsa intelligenza visto che non hanno cambiato la macchina) pensavano che in Ucraina i russi non avrebbero potuto dar loro la caccia per ragioni pratiche. Resta il mistero: come mai venerdì i terroristi agiscono indisturbati, senza una reazione tempestiva delle forze di sicurezza o della polizia (e neppure i vigili del fuoco visto che le fiamme hanno divorato una parte consistente della strutta)?

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