L'Italia si sentirà più sola dopo 16 anni vissuti con la Merkel come cancelliera nel Paese più potente d'Europa? Una certa apprensione è normale, quando si verificano cambiamenti così importanti. Vista dall'Italia, la cancelliera è stata una leader più trionfale per la Germania e meno per l'Europa. Più brava in casa - da vera Mutti, mammina dei tedeschi - che fuori, più attenta agli interessi della Germania che a quelli del resto del continente e del suo versante mediterraneo. Valga per tutti il caso della crisi greca (la cancelliera stava molto considerando l'idea del suo ministro delle finanze, Schauble, di mettere Atene temporaneamente fuori dall'eurozona). Ma c'è stata anche una certa mentalità tedesca, rispetto alla quale perfino una politica a suo modo raffinata come la Merkel non è del tutto estranea. Ed è quella che faceva dire a Bismark, convinto che i non tedeschi fossero tutti degli scrocconi o degli scialacquatori: «Questi italiani hanno un magnifico appetito ma pessimi denti».
Angela Merkel, la forza tranquilla di una leader che ha cambiato il volto della Germania
IL RUOLO DA STATISTA
Ecco, non è facile fare un santino della cancelliera - che comunque resterà come un personaggio storico di rilievo - considerando il suo ruolo da statista europea.
Germania al voto/ L’eredità della Merkel per il governo che verrà
Da quando è andata alla guida della Germania, Merkel ha visto passare ben otto premier in rappresentanza di dieci governi, tanti quanti i cancellieri tedeschi in settantadue anni: Prodi, due volte Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, due volte Conte e Draghi. L'italiano, quest'ultimo, che Merkel ha avuto il coraggio, a dispetto di corpose resistenze tedesche, di favorire alla presidenza della Bce. E lo stesso che ha molto contribuito, e non solo per la forza del loro rapporto personale («Non andiamo a mangiare la pizza insieme ma ci telefoniamo quando dobbiamo dirci qualcosa», parola di Draghi), a spingere la Merkel a un approccio più europeo e meno germanista che è quello che poi ha portato alla creazione del Recovery Fund.
IL RISPETTO
La cancelliera ha rispettato l'Italia - ma fa ancora indignare la risatina in tandem con Sarkozy contro Berlusconi al Consiglio europeo nel 2011 - «una linea d'ombra, tra lei e il nostro Paese, che la cancelliera non ha mai voluto varcare». Nonostante l'incanto vissuto nelle sue vacanze nella solita pensioncina di Ischia. Ha avuto un buon rapporto personale con Prodi che - non più da premier - l'ha vista cambiare in meglio di fronte alla pandemia. Rapporto complesso con Berlusconi. Non ci sono state solo le risatine e prima il cucù del Cavaliere e poi il fantomatico e inesistente «complotto» merkeliano per defenestrare Silvio da Palazzo Chigi (fu lo spread e non Angela), ma una interlocuzione necessaria e non contundente. «Berlusconi solo alla fine del suo mandato è diventato disastroso». E poi Monti, l'amore deluso con Renzi e le lodi a Gentiloni, il Conte bifronte (gialloverde e rossogiallo) con cui una volta è sbottata: «Ora basta, Giuseppe, non puoi accusare tutti di essere poco europei ogni volta che non ottieni quello che vuoi». Ora noi vogliamo dall'Europa una politica che non rispolveri l'anti-storico patto di stabilità sospeso nell'emergenza Covid. E la Germania post-Merkel potrà dimostrare, ma chissà, di essere davvero aderente ai tempi che corrono.