Potrebbe esserci presto un lieto fine nella storia del piccolo Sohail Ahmadi, il neonato afghano disperso da mesi dopo essere stato affidato dai genitori a un marine Usa all'aeroporto Hamid Karzai di Kabul durante il caotico ritiro dall'Afghanistan della scorsa estate. Secondo il Times, il bimbo è stato ritrovato e sta per essere riportato tra le braccia dei genitori, rifugiatisi nel frattempo negli Stati Uniti. Il piccolo, che adesso ha sei mesi, sarebbe ora al sicuro dopo essere anche scampato a un tentativo di sequestro. Di lui si è preso cura in questi mesi un tassista di Kabul, riferisce il quotidiano londinese. Al momento, non ci sono però conferme ufficiali sull'identità del piccolo. I genitori, Mirza Ali Ahmadi e sua moglie Suraya, 35 e 32 anni, da mesi lanciano appelli nella speranza di ritrovarlo. Della vicenda si è occupata a lungo l'ong Afghan Refugee Relief, che una ventina di giorni fa aveva parlato di una «pista molto credibile» di cui era venuta a conoscenza, spiegando di aver informato le «autorità competenti».
Sohail Ahmadi, il neonato afghano disperso da mesi
I coniugi Ahmadi erano all'aeroporto di Kabul il 19 agosto per cercare di lasciare l'Afghanistan dopo l'arrivo al potere dei talebani.
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Da agosto, almeno 290mila persone si sono rifugiate in Pakistan. E molte altre potrebbero cercare di lasciare il Paese nelle prossime settimane, dopo che le autorità talebane hanno annunciato da domani la ripresa del servizio di rilascio di passaporti in tre regioni del Paese, compresa Kabul, che era sospeso da agosto, a parte un tentativo di ripristino a ottobre, interrotto dopo pochi giorni per «problemi tecnici» legati al grande afflusso di richieste. «I dispositivi biometrici sono stati riparati», ha assicurato oggi il responsabile dell'ufficio, Alam Gul Haqqani, precisando che i passaporti saranno inizialmente rilasciati a coloro che avevano già fatto domanda, mentre le nuove richieste verranno accettate solo dal dieci gennaio. La decisione dei sedicenti studenti coranici arriva dopo le forti pressioni della comunità internazionale, cui i talebani continuano a chiedere il ripristino degli aiuti e lo sblocco degli oltre 9 miliardi di dollari della Banca centrale di Kabul congelati all'estero.