Swatch, oggi 30 anni di orologi:
i pezzi storici a ruba su Ebay

Swatch, oggi 30 anni di orologi: i pezzi storici a ruba su Ebay
di Giacomo Perra
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Mercoledì 27 Febbraio 2013, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 11:17

ROMA - Alzi la mano chi non ha mai avuto uno Swatch. Una moda, lunga 30 anni, che non mai andata in soffitta. Era il 1982: Dallas, Texas, Stati Uniti. La Smh, societ svizzera di microelettronica, presenta il suo primo prototipo di orologio in plastica a basso costo: un pre-lancio, in attesa di quello ufficiale. Il distributore americano, tanto risoluto quanto impietoso, dimostra di non apprezzare: «Mi dispiace, ma il vostro prodotto non funzionerà mai». Sarà forse l’errore più grande della sua vita. Qualche tempo dopo, infatti, esattamente il 1 marzo del 1983, quel modello così bistrattato diviene uno dei dodici pezzi di una collezione destinata a fare la storia; quel giorno di trent’anni fa, in un’esposizione organizzata a Zurigo, nasce lo Swatch, un marchio che in appena tre decenni di vita ha rivoluzionato il settore dell’orologeria, diventando persino oggetto di culto.

E dire che, prima e dopo la sua messa in commercio, la creatura disegnata dai due ingegneri Elmar Mock e Jacques Muller e finanziata dal genio imprenditoriale di Nicolas George Hayek, a cui era stato assegnato l’onere di saggiare le prospettive di un investimento nel mercato degli orologi, oltre allo scetticismo americano, aveva dovuto subire anche le perplessità dei compatrioti: l’aneddotica racconta che Ernst Thomke, dal 1984 al 1991 Ceo di Swatch Group (il nome della società a partire dal 1998), non essendo rimasto soddisfatto dal primo schizzo del progetto, si rivolse a Mock con un perentorio: «Lei è pazzo, si rende conto?».

Lo stesso lancio del 1983, poi, non fu entusiasmante; eppure in fondo l’idea di partenza era vincente: sprofondata negli anni Settanta in una crisi nera causata dalla spietata concorrenza giapponese, che si reggeva sui prezzi modici, per riemergere dal baratro l’industria orologiera svizzera aveva bisogno di un prodotto economico e allo stesso accattivante come lo Swatch (il prezzo di uscita oscillerà tra i 39 e i 49 franchi svizzeri, meno di 50mila lire). Il successo, in effetti, per l’azienda elvetica non tarda a venire: già a metà degli anni Ottanta, grazie a una efficace campagna di marketing, a una qualità sempre più alta e a un’identità molto forte e difficilmente imitabile, l’orologio conquista gli Stati Uniti, dove addirittura, ironia del destino, vengono aperti dei negozi specializzati, i cosiddetti “Swatch-stores”.

Nel frattempo in Europa la Swatch-mania è già scoppiata: in Italia, ultimo paese europeo a distribuire il nuovo prodigio svizzero, deflagra nel 1986 e s’impone subito come caso mediatico. In breve da “brutto anatroccolo” l’articolo diviene status symbol mondiale, segno di riconoscimento da portare direttamente sui vestiti (come nel caso del Pop Swatch) o magari per legare i capelli a coda di cavallo. La produzione, col passare del tempo, comincia anche a diversificarsi e negli anni vengono commercializzati modelli scuba (subacquei), chrono, automatici e con la cassa in metallo, una varietà che, sposata con la fantasia del design, (a cui hanno contribuito tra gli altri Keith Haring e Mimmo Paladino) ha fatto la fortuna del gruppo.

Ancora oggi la febbre da Swatch (contrazione di “second”, secondo, e “watch”, orologio, giusto a ribadire l’immagine di novità che voleva rappresentare, in contrapposizione ai vecchi schemi), soprattutto in Italia, se non ai massimi storici, è comunque alta. Da anni è presente un club ufficiale, creato come in tanti altri Paesi dalla stessa azienda, che riunisce fan e appassionati; su Internet, inoltre, non si contano le manifestazioni d’interesse dei collezionisti, intenti a comprare o vendere pezzi pregiati e non. Ad esempio su e-Bay, una delle piazze più frequentate del commercio elettronico, al prezzo di 790 euro si può acquistare uno dei primissimi Swatch, il modello GB101 della collezione autunno/inverno 1983, o, ancora, con 199 euro si può portare a casa il modello “Black Magic” del 1984. Intanto la società fondata da Hayek, stroncato tre anni fa da un arresto cardiaco, non sembra conoscere grosse battute d’arresto: nel 2012, dopo aver sfornato nei decenni centinaia di milioni di realizzazioni (l’ultimo arrivato per celebrare e ripercorrere i 30 anni è lo Swatch Est. 1983), è sempre la leader mondiale del settore. Niente male per chi è partito da un semplice orologio che non avrebbe mai dovuto avere successo.

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