ROMA - Come mai un vescovo turco dai tratti mediorientali diventato un omone dal volto rubizzo, dalla barba bianca come la neve, vestito di rosso e abitante del polo nord? Le origini di Santa Claus, alias Babbo Natale, che fu San Nicola, si perdono nel tempo, così come poco chiare sembrano essere quelle degli abiti rossi, intramontabile look di questo anziano signore che ogni anno si prende la briga di girare il mondo su una slitta volante e distribuire regali in una sola notte.
Se le leggi del marketing hanno voluto far credere, riuscendosi, che a vestire di rosso Babbo Natale sia stata la Coca-Cola, in realtà i panni scarlatti hanno un origine più antica e probabilmente non sono che una rivisitazione degli abiti vescovili del santo da cui tutto ha avuto inizio.
Impossibile oggi, ma tuttavia dal 1931, concepire un Babbo Natale che non porti i colori della bevanda più famosa del mondo che in realtà ha solo canonizzato e fissato l’abbigliamento di Santa Claus con lo stesso brillante rosso che caratterizza il marchio, dotandolo di un aspetto perennemente ridanciano e rubicondo.
Lo stesso Sinterklaas festeggiato in Belgio, Olanda e Lussemburgo è una versione ibrida tra il San Nicola vescovo e il Santa Claus moderno che indossa una mitra rossa e porta il pastorale.
Il Nicola di Myra, inoltre, è molto spesso rappresentato nelle icone e nelle immagini sacre con paramenti scarlatti. La tradizione nordica e anglosassone ha visto un Babbo Natale in panni blu, verdi o marroni.
E' la letteratura a consegnarci una raffigurazione di Santa Claus che più si avvicina alla nostra, è infatti lo Spirito del Natale presente ne ‘A Christmas Carol’ di Dickens, 1843, a offrirci l’immagine di un uomo barbuto e in carne che dispensa la bontà della festa più importante dell’anno. A pensarci bene, qualunque sia l’origine delle vesti rosse, il simbolo del Natale non potrebbe indossare altri colori.