Per anni abbiamo un po’ tutti osservato le vetrine delle grandi orologerie (e a Roma ne abbiamo diverse che il mondo ci invidia), un po’ come i bambini osservano i dolci dall’esterno di una pasticceria: senza poter toccare, sono costretti a immaginare il gusto e il profumo di quello che vedono. Ma da qualche tempo la situazione è cambiata. Acquistare un segnatempo, anche importante, non viene più considerata una spesa riservata a collezionisti o eccentrici benestanti. Da due o tre anni a questa parte nulla ha visto incrementare così tanto il suo valore e nulla ha concesso dei margini di guadagno così alti come le lancette.
Partiamo da un semplice assunto: l’orologio è “il bene mobile non registrato” per eccellenza. Paga le tasse solamente una volta, non ha targa né l’iscrizione a un pubblico registro, non deve essere accatastato, non va dichiarato in frontiera. Inoltre questo piccolo oggetto da polso può racchiudere un valore altissimo, anche milionario. Altro elemento importante è la reperibilità: la produzione dell’alta orologeria è giocoforza limitata, almeno rispetto a una richiesta mondiale fortissima.
Accade quindi che i pezzi più sofisticati siano anche i più complicati da produrre e i più difficili da trovare. E c’è chi è disposto ad spettare anni per averli. Eppure tutto questo non basta ancora a giustificare tanta attenzione verso questi pezzetti di metallo ticchettanti. La realtà è che amiamo indossare al polso qualcosa che ci piace e ci distingue. I segnatempo hanno il loro valore ma a volte sono soprattutto una fonte di piacere. Un gioco dove il quadrante la fa da padrone, come questo accattivante Super Mario legato a un sofisticato dispositivo tourbillon, oppure con modelli come il MoonSwatch che strizzano l’occhio alle grandi icone. In ogni caso, sia che spendiamo cifre con due, tre o più zeri, avremo comunque fatto il miglior affare possibile per noi.