Riapre il Museo Boncompagni Ludovisi: un piccolo tempio della moda

Riapre il Museo Boncompagni Ludovisi: un piccolo tempio della moda
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Venerdì 18 Aprile 2014, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 12:56

ROMA - Riapre a Roma il Museo Boncompagni Ludovisi. Dal 16 aprile le nuove sale del secondo piano e il riallestimento di quelle al primo, danno nuova luce alla sua vocazione, da sempre volta alla valorizzazione delle arti decorative del costume e della moda.

Grazie al lavoro sinergico di Massimo Licoccia, architetto della Galleria Nazionale di Arte Moderna e Mariastella Margozzi, storica dell’arte e direttrice della Galleria, è stato possibile riordinare tutte le sale seguendo un progetto che rispondesse pienamente alle esigenze espresse dal titolo del Museo.

Ciascuna delle collezioni (che fra design, arte e arredi spazia fra il gusto privato dei suoi antichi proprietari, collezionisti di oggetti d’epoca e le esigenze architettonico/costruttive e decorative dei primi del Novecento), ritrova così una dimensione privilegiata, offrendo ai visitatori la possibilità di compiere un vero e proprio viaggio nella cultura e nei costumi del XX secolo.

La sezione dedicata alla moda che ha iniziato a formarsi nel 1996 a seguito delle donazioni di alcune maison romane come Sarli, Gattinoni, Sorelle Fontana e Litrico, ha stimolato l’interesse nei confronti del museo e generato un piccolo ma significativo effetto attrattivo nei confronti di altri grandi nomi della sartoria italiana.

Renato Balestra, Lorenzo Riva, Raffaella Curiel, Marella Ferrera e Valentino, unendosi al gruppo dei donatori, hanno reso possibile costituire una galleria del costume in miniatura.

La storia dell’alta moda italiana è raccolta qui e, insieme ad alcuni pezzi provenienti dal guardaroba privato di donne celebri (una su tutte, la mitica direttrice della Galleria d’Arte Moderna di Roma Palma Bucarelli), sono infine arrivati anche nomi come Giorgio Armani, Laura Biagiotti, Enrico Coveri e Krizia.

L’arco temporale abbracciato dalla collezione si allarga così dagli anni ’20 agli anni ’80: l’eccellenza del made in Italy filtrata dal gusto romano, costantemente in bilico fra vocazione internazionale e slanci di nazionalismo.

Una visita da non mancare, un luogo raccolto, garbato, in cui trovare riposo e ispirazione.

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