Londra celebra settanta anni di stile italiano

Immagine Gianfranco Ferré del 1991. Ph. Gian Paolo Barbieri
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Lunedì 7 Aprile 2014, 15:51 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 20:49

LONDRA - Il Regno Unito celebra la moda italiana: fino al 27 luglio la mostra The Glamour of Italian Fashion 1945-2014 al Victoria & Albert museum di Londra racconta lo stile italiano dal 1945 a oggi. Settanta anni di stile in una rassegna multimediale, dove i visitatori possono ammirare i vestiti delle dive del cinema e i gioielli indossati da Audrey Hepburn, Jacqueline Kennedy e Lady Diana. Sono un centinaio gli abiti e gli accessori selezionati per indagare le peculiarità e unicità del made In Italy.

Curata da Sonnet Stanfill, l'esposizione parte analizzando il miracolo del dopoguerra quando, in pochi anni, l'Italia passò dalle macerie lasciate dai bombardamenti alla costruzione di un nuovo lusso internazionale, che ancora oggi rappresenta una delle poche industrie non in crisi grazie a fatturati in costante crescita.

A inaugurare il percorso diviso in quattro sale, due completi del 1935 di Tortonese con il marchio di garanzia Enm (Ente Nazionale della Moda), primo tentativo di certificare il Made in Italy come sinonimo di qualità. Risale al 1951 la sfilata organizzata da Giovanni Battista Giorgini alla Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.

Da quel momento il mondo della moda cambiò per sempre: le collezioni smisero di essere mostrate privatamente alle clienti nei silenziosi salottini degli atelier, la figura dello stilista sostituì quella del sarto e la modella divenne una star della passerella, non più una semplice mannequin.

La mostra di Londra, realizzata con scrupolosa scientificità, presenta i capi e i gioielli (come quelli di Bulgari realizzati per Liz Taylor) più rappresentativi: dalle Sorelle Fontana a Roberto Capucci, da Simonetta a Emilio Pucci, da Valentino a Giorgio Armani, da Gianfranco Ferré a Missoni fino a Gianni Versace, Dolce e Gabbana e Prada.

Non solo i nomi più noti, ma anche la meno nota milanese Biki, presente con un cappotto «fantasia paisley» creato appositamente per la Callas, o il napoletano Federico Forquet, assistente di Cristobal Balenciaga, che nel corso della sua carriera vestì la temutissima direttrice di Vogue Diana Vreeland e Marella Agnelli.

Spazio anche alla sartoria maschile: il più illustre rappresentante è il sarto napoletano Mariano Rubinacci che nel corso dell'attività ha vestito anche Vittorio Gassmann. Oltre a lui, Zegna, Litrico con un completo da sera del ’63 per il presidente americano Jfk, e Bruno Pettelli.

Alla fine della mostra, in una video-intervista, alcuni esperti del settore (tra cui Franca Sozzani, Angela Missoni, Jacopo Etro e il duo che oggi firma Valentino Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli), cercano di delineare quale possa essere il futuro del made in Italy. La risposta è univoca: «Fare largo ai giovani, con un maggior supporto da parte dello Stato».

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