A Roma scoppia il caso dei poster blasfemi o politicamente scorretti, cattolici indignati

A Roma scoppia il caso dei poster blasfemi o politicamente scorretti, cattolici indignati
di Franca Giansoldati
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Domenica 30 Giugno 2019, 09:41

Poster pubblicitari di cattivo gusto e un po' blasfemi che vengono ammessi in città nonostante le proteste di qualche sacerdote, mentre poster giganti raffiguranti un feto nel grembo materno che oltre a essere rimossi vengono pure multati, come è accaduto al committente, una associazione pro life, oggetto in questi giorni di un procedimento amministrativo da parte del Comune di Roma.

«I nostri cartelloni mostravano una piccola bimba nel grembo materno accompagnata dallo slogan: Lei si candida a nascere! Sostieni i candidati che difendono il diritto alla Vita”. Una delle tante attività che abbiamo fatto per sensibilizzare la società sui valori ma evidentemente, troppo “politicamente scorretta» spiega Filippo Savarese, presidente dell'associazione CitizenGo. Nel maggio scorso aveva fatto partire una campagna anti abortista anche se i cartelloni sono stati subito levati.

Proprio in questi giorni però un'altra pubblicità ha indignato il mondo cattolico. Una modella dallo sguardo ammiccante posa con in mano uno sfilatino accanto alla scritta «Non di solo pane vive l'uomo». L'immagine è per pubblicizzare un sito di incontri erotici. I tabelloni sono apparsi in diverse città italiane fra cui Roma e Milano, non lontano dal Colosseo. I poster sono stati giudicati «blasfemi» e «sacrileghi» da don Aldo Buonaiuto, fondatore del quotidiano online 'In Terris', che ne ha chiesto l'immediata rimozione, per «porre fine a questo scempio» ma senza troppo successo.

«Purtroppo, dilaga una indignazione a intermittenza - scrive don Buonaiuto - Davanti ai luoghi più simbolici della cristianità in Italia, un sito di escort ha lanciato una campagna pubblicitaria che mercifica in modo blasfemo le Sacre Scritture. Stranamente nessuno di quelli che si stracciavano le vesti per il pericolo di strumentalizzare i simboli religiosi hanno fiatato, in nome forse di una male interpretata idea di laicità». Anche il quotidiano Avvenire ha definito questa campagna «inopportuna oltre che offensiva»

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