Per abortire con la pillola Ru486 non servirà più il ricovero, si potrà fare in day hospital e in tutte le regioni italiane. Lo prevedono le nuove linee guida annunciate dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che estendono anche il limite per la somministrazione del farmaco da sette a nove settimane. Sostituiranno le direttive finora esistenti che risalgono al 2010. «Siamo pronti ad adeguarci ad una chiara ed univoca linea del Ministero», afferma la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei. È stata proprio una delibera della sua giunta poche settimane fa - che aveva indicato la necessità del ricovero per l'aborto farmacologico - a far richiedere a Speranza un parere al Consiglio Superiore di Sanità (Css) ma anche a provocare una manifestazione di piazza e riaprire un dibattito in un paese dove l'obiezione dei medici resta alta.
Pillola per l’aborto, ora c’è più tempo anche senza ricovero
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Aborto in day hospital, il ministro Speranza chiede parere al Consiglio Superiore di Sanità
Le reazioni
«È sconcertante si parli di libertà, così le donne sono meno tutelate», scrive l'Avvenire. «Le evidenze scientifiche sono molto chiare - osserva Speranza - il Consiglio Superiore di Sanità e le società scientifiche hanno espresso un parere favorevole univoco. Queste nuove linee guida sono un passo avanti importante e rispettano pienamente il senso della legge 194, che è e resta una norma di civiltà nel nostro paese».Il parere degli esperti del Css indica che l'aborto farmacologico potrà essere praticato fino a 63 giorni di gestazione superando la limitazione di 7 settimane in vigore fino ad ora, potrà essere somministrato sia in consultorio che in ambulatorio e la donna dopo mezz'ora potrà tornare a casa. Ora si attende una piccola verifica da parte dell'Aifa, l'Agenzia Italiana del Farmaco. L'ultimo rapporto sulla legge 194 del ministero della Salute riporta che in Italia continuano a diminuire gli aborti e il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) è più che dimezzato rispetto ai 234.801 casi del 1983, anno in cui si è riscontrato il valore più alto. L'aumento dell'uso della contraccezione d'emergenza ha inciso positivamente sulla riduzione. Mentre l'analisi dei dati sull'obiezione di coscienza evidenzia valori elevati per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare tra i ginecologi (69%).