Coronavirus, la virologa Gismondo: «Contro di me insulti e maschilismo, basta scienziati soubrette»

Coronavirus, la virologa Gismondo: «Contro di me insulti e maschilismo»
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Giovedì 9 Luglio 2020, 00:14 - Ultimo aggiornamento: 20:22

Di virologi che nelle primissime fasi della pandemia scelsero toni tranquillizzanti, paragonando il Covid-19 a un'influenza un po' più grave del solito, ce ne sono stati tanti. Eppure ce n'è uno, anzi una, che viene ricordata quasi in solitaria. Qualcuno l'ha addirittura ribattezzata «la minimizzatrice». È Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Era all'incirca il 20 di febbraio quando definì «folle» scambiare un'influenza per una pandemia. Quattro mesi dopo e con un lockdown nel mezzo, è stata ospite del "Salotto di StudioMedia”, dell’agenzia di comunicazione StudioMediaCommunication (con la conduzione di Patrizia Barsotti e Andrea Iannuzzi) e ha denunciato gli insulti e le offese di cui è stata bersaglio, «anche perché donna».

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Da allora Gismondo ha fatto un passo indietro, lasciando gli studi televisivi che aveva appena cominciato a frequentare e tornando al suo lavoro di ricerca, lontano dai riflettori, nonché alla scrittura di un libro appena uscito. Si intitola "Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi" (editore La nave di Teseo). Prima di addentrarsi nell'analisi della pandemia di Covid-19, l'esperta parla della difficoltà di affermarsi da camice rosa e della «lotta per la parità» che le ha «causato tanti problemi», ma anche dato soddisfazioni. «La mia vita - racconta - cominciò con mio padre che entrò nella camera da letto dove avevo appena vagito, gli annunciarono 'femmina' e svenne. Aspettava un maschio». 

Sulla sovraesposizione degli scienziati in questi mesi di lotta al Covid il suo pensiero è chiaro: «Finché il nostro contributo è utile alle persone ben venga, ma quando sono i personaggi e non gli scienziati a prendere il sopravvento e finiscono a fare notizia le liti tra virologi allora c'è qualcosa che non va», sottolinea, lanciando anche una frecciata a quei colleghi che hanno finito per diventare «soubrette della tv».

Riguardo alla pandemia e al futuro che ci attende, Gismondo professa un cauto ottimismo: «La perfezione non esiste - spiega -. In questi mesi abbiamo corretto molti dei nostri comportamenti e imparato molte cose: dall'uso dei dispositivi che riducono le possibilità di trasmissione del virus all'individuazione più rapida dei focolai e al loro controllo. Se in autunno ci sarà una seconda ondata? Certamente ci saranno ancora focolai e saranno più di adesso. Ma noi, a differenza di quanto è accaduto a marzo, non verremo colti di sorpresa».

 

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