Roma, «Sono caduta in cucina», così da 13 anni nascondeva le botte del compagno: in casa mura sporche di sangue

Roma, «Sono caduta in cucina», così da 13 anni nascondeva le botte del compagno: in casa mura sporche di sangue
di Veronica Cursi
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Giovedì 23 Maggio 2019, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 08:27

«Caduta accidentale in cucina», «caduta da ciclomotore», «morsi di cane»: erano le scuse con cui Monica (il nome è di fantasia) nascondeva ai medici del pronto soccorso la verità. Il compagno, in maniera sistematica, la picchiava quasi ogni giorno da 13 anni, una volta per farle ancora più male aveva usato anche  le ante di un armadio che aveva distrutto in uno scatto d'ira. È stato grazie al protocollo EVA, unito all'esperienza degli investigatori della Polizia di Stato che la donna ha trovato finalmente il coraggio di denunciare quell'incubo.

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L'ultima volta che era finita in ospedale, proprio grazie al protocollo EVA (Esame violenze agite) che segnala i vari referti ed interventi «sospetti», gli agenti del commissariato Colombo erano stati messi in allarme. Anche in quell'occasione la donna, seppur con varie ecchimosi e l'ulna e radio fratturati, aveva cercato di proteggere il compagno con dichiarazioni fuorvianti. I poliziotti hanno impiegato alcuni giorni a rintracciare la vittima nella propria abitazione a Roma e li l'agghiacciante scoperta: la casa aveva i mobili distrutti e le pareti erano sporche di sangue.

Solo dopo alcune ore la donna ha trovato il coraggio di raccontare agli agenti i 13 anni di violenze subite e, formalizzando la denuncia, ha fornito anche alcune foto che lei stessa si era scattato dopo ogni violenza. L'uomo, oltre a colpire la compagna con inaudita violenza - in un caso anche «sopra» ad una frattura recente- la minacciava regolarmente di sfregiarla con l'acido. Il GIP del Tribunale di Roma ha accolto la richiesta degli inquirenti ed ha emesso una misura cautelare in carcere a carico dell'uomo; sono stati gli stessi agenti del commissariato Colombo ad eseguire il provvedimento e ad accompagnarlo in carcere.

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