Sorelle Panato inarrestabili, dodici medaglie ai mondiali di canoa: «Con noi è girl power»

Alice e Cecilia Panato (Foto per gentile concessione della famiglia Panato)
di Vanna Ugolini
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Giovedì 1 Agosto 2019, 19:08 - Ultimo aggiornamento: 19:12
Di lei dicono che anche se le dessero una zattera riuscirebbe a scendere il fiume e  ad arrivare prima. Cecilia Panato ha 17 anni ma è già una leggenda della canoa, una ragazzina che agli ultimi mondiali si è portata a casa quattro ori, due argenti e un bronzo, in gare singole e a squadre, in barche e specialità diverse. Per capire, diciamo che è come se la Pellegrini vincesse nei 200 stile libero, nella gara a squadra, a rana e a dorso.



Un portento, anzi, una famiglia di portenti dato che anche la sorella Alice, 19 anni, dai mondiali è tornata con cinque medaglie. Giura che tra le sorelle non c'è competizione e che, anzi, quando una vince l'altra è felice e che adesso tutti sperano che Cecilia si possa riconvertire allo slalom perchè la discesa non è compresa come disciplina olimpica e questo è un vero peccato per le sorelle Panato, perchè quasi sicuramente, darebbero molta scia alle altre. Ma la loro storia è già da leggenda anche se le sorelle Panato, di Pescantina, nel Veronese, sono giovanissime e tanta canoa ancora può esserci nel loro percorso di vita. Ed è una storia bellissima, di una famiglia semplice e vincente, una di quelle storie di persone che si costruiscono il proprio destino con la tenacia e il sacrificio e che si divertono a fare quello che fanno. A casa Panato hanno sicuramente il problema di dove mettere in mostra le medaglia «stanno appese un po' in giro» dice Alice. E questo da tempo, dato che anche il padre, Vladi Panato, non ha scherzato. E' stato campione del mondo di discesa,  nel '93, (la prima di una lunghissima serie di vittorie) quando Alice e Cecilia erano piccolissime e adesso è il ct della squadra azzurra di discesa. «La classe operaia va in Paradiso e con me ci va in canoa», commentò allora Vladi in una intervista. Perchè lui che era un operaio quella medaglia da campione del mondo l'aveva conquistata allenandosi all'ora di pranzo e la sera, quando finiva il turno di lavoro. «Tutti i giorni, sette giorni su sette».



A casa la moglie Anita, anche lei una sportiva - ha fatto per diverso tempo Triathlon - con le bambine che lo sosteneva. E che adesso sostiene le figlie, brave, belle e vincenti. Quattro allenamenti a settimana, sul fiume, con ogni tempo, d'inverno e d'estate. «L'inverno è il più brutto, perchè hai freddo e non vedi l'ora che arrivi marzo. L'acqua è gelata, ma così impari a non cadere». La canoa è pericolosa? «Nooooo» dice subito Cecilia che, come la sorella, si sente ripagare di ogni fatica quando si trova a pagaiare in mezzo alla natura: «Io mi butto e basta, senza paura», dice Cecilia. Ma dicono che non è uno sport per ragazze. «Non per quelle tutte perfettine. Noi canoisti siamo un po' selvaggi. Ti viene anche una bella muscolatura, ma se ti piace lo sport che fai te ne freghi del resto», chiarisce Cecilia.
Sia Cecilia che Alice sono salite in canoa 6 anni fa e da allora è stata una vittoria dietro l'altra. Si sentono rassicurate dal fatto che sia il padre ad allenarle «ha tantissima esperienza», dice Cecilia. «E' lui che ci porta a fare i fiumi che non conosciamo», aggiunge Alice. Le discussioni sono quelle normali, «perchè magari vediamo una cosa da un punto di vista diverso ma niente di che».

Il tasto dolente è la scuola: «In Italia chi fa sport è penalizzato e questa è una cosa che andrebbe rivista, perchè in molti altri paesi gli atleti fanno percorsi scolastici personalizzati».
Il loro entusiamo è contagioso: il Canoa club Pescantina, di cui fanno parte, ha un vivaio di una ventina di ragazzi e ragazze che vogliono crescere.
Sulla sua pagina facebook Cecilia ha celebrato la vittoria di squadra con l'hastag girlspower.
Cecilia sei femminista? «Noooo». E perchè hai scritto gilrspower? «Perchè abbiamo fatto un bellissimo lavoro di squadra e di scia, ci siamo aiutate moltissimo per arrivare a prendere la medaglia». E d'altra parte chiederlo a una ragazza di 17 anni che spesso va più veloce dei maschi è  in effetti una domanda ormai superata.



 
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