La maggior parte dei trattamenti, si legge nel rapporto, vengono testati su uomini anche se in questo modo si ignora la reazione sul corpo delle donne che, naturalmente, è differente per ragioni biologiche e ormonali. Al momento le statistiche indicano che solo l'11% delle prove vengano testate sulle donne, mentre altri studi (Amfar) indicano che la partecipazione femminile sui vaccini non superi il 38%. Uno scarto, rispetto attribuibile al maggiore isolamento delle donne sieropositive in Africa o in America Latina, o anche alla fatica di farle spostare nei centri sanitari per i test. In ogni caso una situazione, in un campo così delicato come la salute, che dimostra, ancora una volta, l'enorme gap tra mondo femminile e maschile.
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