Le aziende marchigiane super corteggiate, Francesco Merloni: «Anche a mio figlio Paolo continuano a fare offerte»

Le aziende marchigiane super corteggiate, Francesco Merloni: «Anche a mio figlio Paolo continuano a fare offerte»
di Maria Cristina Benedetti
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Giovedì 28 Marzo 2024, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 11:15

Dall’entroterra, con tutta la forza di una multinazionale. L’Ariston Group, leader del comfort termico hi-tech e sostenibile, quotata in Borsa e presieduta da suo figlio Paolo, è uno dei brand storici italiani, l’elemento che è sopravvissuto all’epopea fabrianese di famiglia. Lui, Francesco Merloni, ex ministro dei Lavori Pubblici e capitano d’industria e di lungo corso, offre la formula della giusta acquisizione: «Si deve sempre cercare di valorizzare le imprese che si comprano».

Marche terra di conquista, oppure la presenza di flussi di investimento verso la regione come indicatore di attrattività? Quale lettura privilegia?

«Direi che è un fenomeno che si ripete.

Le imprese italiane, e quelle marchigiane, ne sono molto soggette. Anche mio figlio mi dice spesso che riceve molte offerte per la nostra azienda».

Ma voi non passate il testimone, vero?

«A noi non interessa».

Riprendiamo il filo del ragionamento. Qual è la logica che sottende a questo giro di acquisti e cessioni?

«Oggi si tende a formare grandi entità di fatturato, una pratica che è considerata un elemento di sviluppo. La crescita per acquisizione avviene attraverso piccole produzioni di eccellenza che vengono ricercate da grandi società, raggruppamenti o corporate internazionali, spesso americane».

Un movimento che questa terra subisce. È una rarità che si ponga come soggetto attivo in questi moti finanziari.

«Come Ariston Group sono anni che assorbiamo realtà mondiali».

Siete una rarità. Negli ultimi vent’anni, sono state 38 le aziende marchigiane convertite in proprietà estere; in altri 10 casi hanno perso le quote di maggioranza.

«Molte delle imprese locali vantano un know how, competenze importanti, ma non hanno la liquidità sufficiente per lanciarsi in operazioni di questo tipo».

Il suo monito?

«Le piccole si devono federare, devono coordinarsi, fare attività complementari».

Altrimenti? Si rischia di depotenziare l’attenzione verso il territorio?

«È un pericolo. Sono rimasto molto colpito dal comportamento della Whirlpool, il colosso americano dell’elettrodomestico, che ha comprato la Indesit, creata da mio fratello Vittorio. Le acquisizioni non servono per occupare posti di prestigio».

Il suo motto?

«Noi, lo ribadisco, abbiamo sempre cercato di valorizzare le imprese che abbiamo acquistato. L’errore compiuto da quel gigante statunitense è stato cambiare tutto il team dei manager. Snaturando e non valorizzando quella che è stata una delle maggiori realtà europee del bianco. Mi dispiace moltissimo».

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