Macerata, L'Infinito facsimile, la casa d'aste:
«Nessun dolo, bastava fare altre verifiche»

Il convegno all'Università sul manoscritto dell'Infinito con il rettore Lacchè, l'assessore Marcolini e il direttore Bertolo
di Alessandra Bruno
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Sabato 26 Luglio 2014, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 14:18

MACERATA Abbiamo ritirato il manoscritto prima della vendita per collaborare ad ulteriori accertamenti, ma lasciamo che resti in piedi la possibilit che non sia un facsimile Così il direttore della casa d'aste Minerva Auctions, Fabio Massimo Bertolo commenta l'inaspettata del sequestro della terza copia dell'Infinito di Giacomo Leopardi, che sembrerebbe un falso.

Il documento doveva essere venduto nella casa d'aste di palazzo Odescalchi a Roma lo scorso 26 giugno, con un prezzo base di 150 mila euro. L'operazione del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico di Ancona, guidata dal capitano Salvatore Strocchia, ha invece bloccato tutte le procedure, portando al ritiro e al sequestro del manoscritto. Ad aggiungere perplessità, anche la perizia di una funzionaria della Soprintendenza del Lazio, che ne ha prospettato la non autenticità, definendo la copia un «calco o un perfetto facsimile dell'originale napoletano». Il manoscritto sarebbe stato il terzo autografo dopo quelli di Napoli e Visso.

Per il dottor Bertolo, che ha dichiarato di avere piena fiducia nell'attività di indagine, la situazione è stata capovolta nel giro di poco tempo: «La vendita all'asta è stata programmata con sei mesi di anticipo rispetto alla data del 26 giugno - spiega il direttore della casa d'aste - e il catalogo è uscito 4 settimane prima. L'autografo è stato ampiamente studiato, illustrato e presentato a collezionisti e istituzioni. La perizia grafica, poi, è stata effettuata da quello che si potrebbe definire un po' l'arbitro per eccellenza in questo settore, il dottor Marcello Andria, uno dei maggiori esperti della calligrafia del poeta. Anche la professoressa Laura Melosi è un autorevole studiosa di Leopardi, non abbiamo mai avuto l'impressione che ci fosse dietro una convenienza economica». Poi chiude: «La stessa Soprintendenza alla notizia del sequestro, è rimasta sorpresa. Quella che è stata effettuata dall'ente era solo una semplice relazione, in cui non si evidenziavano elementi di dolo. Quello che mi chiedo, da studioso, è come si sia passati da un piano strettamente scientifico a uno giudiziario? Tutte le parti, a partire dai proprietari, volevano collaborare a ulteriori verifiche».

La scoperta della copia è stat resa nota circa 4 mesi fa dal direttore della biblioteca di Cingoli, Luca Pernici, che ha acquisito il manoscritto dal collezionista privato Luciano Innocenzi. Pernici (diventato nel frattempo comproprietario del documento) e Innocenzi sono stati iscritti nel registro degli indagati. L' ipotesi di reato è quella di commercialiazzazione di opere contraffatte. Il manoscritto è stato presentato ufficialmente a un convegno all'Unimc lo scorso 18 giugno.

L'avvocato di Pernici, Giancarlo Nascimbeni, ne fa un punto qualificante della difesa: «Non appare credibile che una persona consapevole della non autenticità di un’opera di tale rilevanza, possa organizzare un dibattito di studio presso una Università tanto prestigiosa quale quella di Macerata». Poi prosegue: «Dal convegno è emersa la più che verosimile autenticità, confortata da perizie di elevato spessore scientifico, tanto da destare interesse di istituzioni ed enti a partecipare all'asta a Roma. Il mio cliente ha acconsentito ad ulteriori sofisticati approfondimenti sull'autenticità dell'opera anche per favorire che il manoscritto potesse rimanere presso un ente marchigiano, che aveva manifestato intenzione di acquistarlo, come la Regione Marche».