Macerata, sequestrato l'Infinito di Leopardi
la Procura: è un facsimile. Due indagati

Il capitano Salvatore Strocchia con il manoscritto sequestrato
di Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 24 Luglio 2014, 15:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 00:20

MACERATA - La Procura di Macerata ha posto sotto sequestro la terza copia dell'Infinito di Leopardi, trovata recentemente a Cingoli e che doveva andare all'asta. Secondo le indagini si tratterebbe di un facsimile, cio una copia troppo perfetta. Due gli iscritti nel registro degli indagati. Si tratta del proprietario del manoscritto, Luciano Innocenzi, insegnante in pensione di Cingoli, e del direttore della biblioteca di Cingoli, Luca Pernici. L'accusa contestata è quella di commerciliazzazione di opere contraffatte (articolo 178 del codice dei beni culturali).

Il procuratore di Macerata, Giovanni Giorgio si è mosso dopo che una funzionaria della Soprintendenza del Lazio ha certificato la non autenticità del manoscritto, che è stato poi posto sotto sequestro ieri.

Il primo ad esprimere forti perplessità sull'autenticità del terzo manoscritto autografo che racchiude la poesia di Leopardi era stato il discendente del poeta, il conte Vanni che fin da subito aveva accolto la notizia con disincanto: «Vediamo che valore dare a questa importante carta - aveva detto subito dopo il ritrovamento - oppure se la vicenda finirà in una bolla di sapone, come accaduto in passato».

I primi sospetti sono arrivati dopo che con grande velocità era stata programmata un'asta, il 26 giugno scorso, alla Miverna Auctins di Roma per vendere il manoscritto. Prezzo base d'asta: 150mila euro.

I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Ancona, guidati dal capitano Salvatore Strocchia, hanno subito avviato indagini che hanno portato ad allertare i funzionari dei Beni archivisti di Roma, che hanno visionato il manoscritto nella sede dell'asta, peraltro bloccata. E' stato confrontato con il manoscritto custodito alla Biblioteca Nazionale di Napoli (la seconda copia è al museo di Visso, nel Maceratese) e il responso è stato chiaro: la terza copia è un facsimile.

La storica dell'arte che ha firmato la perizia ha scritto che il testo trovato a Cingoli è una copia perfetta del manoscritto di Napoli, uguali gli spazi tra le parole, uguale l'altezza delle lettere, identici i caratteri per misure e dimensioni, e ciò è «altamente improbabile» ha scritto la funzionaria. Di qui il sequestro del terzo manoscritto e l'iscrizione nel registro degli indagati di Innocenzi e Pernici, diventato poi anche comproprietario del manoscritto, cioè le due persone che più di tutti si sarebbero adoperate, dice l'accusa, per organizzare il presunto affare.

«Ho trovato il documento per caso e non ho mai detto che fosse autentico» dice il direttore della Biblioteca di Cingoli, Luca Pernici. Ha confermato di essere stato sentito dai carabinieri della Tutela del patrimonio culturale, in caserma a Cingoli. «Alla contestazione che mi è stata fatta - racconta - ho risposto di aver trovato il documento per caso, mentre facevo altre ricerche presso un collezionista. Non essendo io uno specialista, mi sono affidato agli studiosi dell'Università di Macerata e due di loro, dopo mesi di studi, hanno dichiarato l'autenticità del documento. Per il resto - conclude - non so nulla. Sono rimasto sorpreso, in negativo, da questa vicenda, ma sono tranquillo, dal momento che mai ho affermato che il documento fosse autentico».

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