Acquisizioni da fuori regione, gli imprenditori delle Marche: «Servono aggregazioni di aziende per competere, i capitani coraggiosi non bastano più»

Acquisizioni da fuori regione, gli imprenditori della Marche: «Servono aggregazioni di aziende»
di Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Marzo 2024, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 07:05
ANCONA Rivisita la trama economica delle Marche, Francesco Casoli. «No, non bastano più i capitani coraggiosi». Il leader delle cappe aspiranti sul tema delle acquisizioni, che generano l’effetto terra di conquista, non accetta sterzate nette sul quadrante negativo: «Se sono strategie per far crescere l’impresa non sono contrario a priori. E poi, vuole mettere l’orgoglio di essere attrattivi?» Per lui il campo largo non è solo un’aspirazione politica, ma è una visione allargata del fare business.  

«Non ritengo che ci sia una perdita d’identità, nella nostra terra ci sono ancora spazi e passione». Prende a modello la sua Elica, made in Fabriano: «Stiamo raddoppiando, con il mondo del cooking e i nuovi talenti. Abbiamo appena assunto quattro ingegneri elettronici marchigiani, figure specializzate che provengono da altre società, una delle quali era stata venduta». La trasposizione della legge della conservazione della massa: nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. 


La logistica 


Mettere in circolazione energie e idee è il suo credo. «Ci vogliono treni, aerei, strade, altrimenti è difficile portare fuori i nostri prodotti». Pausa di sospensione, che dà spessore all’urgenza: «La logistica per me è sempre stata un cruccio». Dirada le ombre: «Apprezzo l’impegno dell’università, che è vicina alle aziende. Bene la Regione, che s’è battuta per salvare i voli di continuità territoriale su Roma e Milano. Diversamente, lo torno a dire, è arduo esportare i nostri manufatti». Esce dal seminato, il suo, per trarre una lezione da vino&moda. «Sono due asset sui quali la Francia ci ha insegnato che solo attraverso aggregazioni importanti si può diventare campioni del mondo». Lo ripete, come un mantra: «Non bastano più i capitani coraggiosi». 
Cambiano il verso della narrazione le parole di Abramo Levato. È il direttore generale di Hp Composites, dove per Hp s’intende High performance, nel cuore della Vallata del Tronto. Produce componenti in fibra di carbonio, realizza scocche per bolidi a quattro ruote. «Dal 2011 - fissa la data spartiacque - siamo per il 95% di proprietà francese». Tutto il fascino della contaminazione: Jacques Nicolet, imprenditore d’oltralpe del settore immobiliare, che ha corso nove volte la 24 ore di Le Mans, ha rilevato la maggioranza delle quote societarie. «Da un capannone - ritma la crescita Levato - siamo arrivati a cinque, da 100 dipendenti oggi ne contiamo 800, e in azienda non c’è un solo francese.

Con la nostra competenza siamo riusciti a conquistarci la fiducia e a mantenere il know how saldo sul territorio». 


Il salario 


Il problema per il manager dell’innesto felice si concretizza sull’altra sponda del fiume, il Tronto. «In Abruzzo per effetto della decontribuzione sud e delle Zone economiche speciali, le Zes, il costo del lavoro è molto più basso». Impossibile fare previsioni al netto dei timori: «Il salario minimo aumenterà del 13% e i clienti non ci riconosceranno questo aggravio sui costi. Il rischio? Perdere manodopera preziosa». L’ansia da espugnazione cede il passo alla paura della desertificazione. «Il governo nazionale e quello regionale dovrebbero rifletterci, e annullare questa disparità di trattamento». Per evitare che i transalpini battano in ritirata. 

La doppia veste di Cardinali


Doppia veste e un’unica convinzione per Roberto Cardinali. Da presidente regionale di Confindustria e consigliere delegato di Tecnofilm SpA, lavorazione di materie plastiche e produzione di composti sullo sfondo di Sant’Elpidio a mare, riordina il quadro: «Acquisizioni e fusioni hanno una rilevanza sempre maggiore anche per le piccole e medie imprese, possono essere una spinta per la crescita in un contesto di mercato più complesso o per accompagnare il passaggio generazionale». Indica le coordinate: «Con progetti sani, che garantiscono continuità e sviluppo delle competenze, ne beneficiano aziende, lavoratori e territorio. È importante saper attrarre investimenti e allo stesso tempo coltivare lo spirito imprenditoriale, soprattutto dei giovani, per creare un tessuto vivace e capace di distinguersi a livello nazionale e internazionale».


Testa nell’aerospazio e sede a Pedaso. Andrea Pizzarulli, il fondatore di Civitanavi Systems, dalle Marche è arrivato a Piazza Affari, passando per la Silicon Valley. Rovescia i paradigmi, lui che lavora sui sistemi di navigazione inerziale. «Perché - insinua la domanda - dovrebbe essere un rischio se le aziende acquisite marchigiane mantenessero la produzione in Italia? Nessuno le compra per portarle via da dove stanno». Parola di chi di bussole, autonome da campi magnetici e navigatori satellitari, è un super-esperto.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA