Trasfusione di sangue infetto, sentenza
ribaltata: risarcimento dopo trent'anni

Una sacca di sangue
di Giovanni Del Giaccio
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Martedì 15 Dicembre 2015, 11:56 - Ultimo aggiornamento: 12:00

LATINA - In primo grado l'azione era stata rigettata perché ritenuta prescritta, in appello la sentenza è stata ribaltata e  il danno da trasfusione di sangue infetto è stato riconosciuto.

La moglie e i figli di un uomo deceduto nell'85, a soli 32 anni, avranno un risarcimento di circa un milione di euro. Lo ha stabilito la Corte d'appello di Roma accogliendo il ricorso dell'avvocato Renato Mattarelli. 

L'uomo  di Maenza era deceduto nel 1985 per una cirrosi epatica da trasfusioni di sangue infetto somministrate all'ospedale Santa Maria Goretti di Latina e in altri due nosocomi di Roma fra il 1979 e il 1985.

La causa di risarcimento degli eredi,  iniziata nel 2008,  era stata dichiarata prescritta in primo grado.

"Una sentenza che aveva aggravato lo stato depressivo della vedova - racconta l'avvocato - che dal 1985 non si era mai ripresa per la morte del giovane marito conosciuto dall'infanzia. Lo stato di prostrazione le aveva tolto ogni desiderio di continuare a vivere se non per stare vicino ai 2 piccoli bambini. Dopo la sentenza di rigetto del risarcimento di primo la depressione è diventata un disturbo depressivo maggiore. La sentenza della Corte d'Appello rovescia quasi completamente quella di primo grado e dichiara solo parzialmente prescritto il credito verso il Ministero della Salute per non aver vigilato e controllato il sangue infetto trasfuso fra 1979 e il 1985 al giovane anche presso il Goretti di Latina".
 
Una partita tutt'altro che chiusa quella sui danni da sangue, con migliaia di sentenze già passate in giudicato e cause ancora pendenti, 
 

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