Tangenti, ecco i verbali segreti di Lollo
L'ex giudice racconta tutto in 12 ore

Tangenti, ecco i verbali segreti di Lollo L'ex giudice racconta tutto in 12 ore
di Marco Cusumano
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Giovedì 1 Ottobre 2015, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 2 Ottobre, 17:10
LATINA - Oltre dodici ore di interrogatorio in due giorni, 600 pagine di verbale, una mole enorme di informazioni, dettagli, nomi, circostanze. L’incidente probatorio del 24 e 25 settembre scorsi, a Perugia, ha visto come protagonista l’ex giudice Antonio Lollo che in quella occasione è stato un fiume in piena, raccontando tutto ciò che accadeva al tribunale di Latina con dettagli estremamente precisi.

Davanti al giudice Lidia Brutti, i pm Massimo Casucci e Antonella Duchini hanno incalzato Lollo con decine di domande. Ma all’ex giudice non è stato necessario “tirare fuori” le parole, ma più che altro ordinare le tante informazioni che piovevano a raffica.

L’interrogatorio è iniziato con una conferma delle accuse da parte dell’ex giudice che ha parlato anche delle sue dimissioni dalla magistratura definendole come «una linea di demarcazione, un confine per poter in futuro, quando sarà possibile, ricominciare una nuova vita». «Penso - ha detto Lollo - che sia stato anche un atto dovuto nei confronti di tutti quei colleghi di cui ho tradito la fiducia».



SEVERO

Lollo parla di sé con notevole severità. «La mia condotta è stata una condotta... Non saprei come definirla, diciamo inqualificabile, o comunque contraria a quella che era stata la gran parte della mia vita per educazione ricevuta, cultura acquisita, frequentazioni, ambientazioni. E’ stato un momento della mia vita, in parte dovuto a dei problemi, gravi problemi personali, ma questa non è una giustificazione, assolutamente, è soltanto per contestualizzare temporalmente ciò che è avvenuto e quando è avvenuto».



Lollo definisce la sua condotta con questa espressione: «Vendita totale e esclusiva della funzione giudiziaria per mero mercimonio». Spesso le sue parole sono quelle che potrebbero essere scritte in un capo d’imputazione, e infatti lui stesso fa riferimento alle carte giudiziarie che lo riguardano costringendo, spesso, i magistrati a riprenderlo invitandolo «a non pensare al capo d’imputazione, ma a raccontare cosa è accaduto». Il giudice si sovrappone all’indagato, quasi in una doppia identità che fa fatica ad esprimersi in maniera unitaria.



PENSAVO SOLO AI SOLDI

Lo dice subito e chiaramente Lollo: «Pensavo esclusivamente a fare soldi, tradendo tutto quello in cui ho sempre creduto, per quanto riguarda la vita...». Poi distingue, come ha sempre fatto, due momenti della vicenda. «Sono giudice delegato dal 2007, quindi per alcuni anni non c’è stata una vera e propria vendita della funzione giudiziaria ma c’è stato, come dire, un incipit sbagliato, perché essendo io di Latina e avendo conoscenza di tante persone, appunto della mia città Natale, quasi dall’inizio c’è stata una commistione perversa tra rapporti amicali pregressi e svolgimento di funzioni».



Il “patto corruttivo” di cui parla Lollo «inizia tra ottobre e dicembre del 2013 fino al giorno del mio arresto». Prima però ci sono state altre occasioni di cui Lollo ha approfittato pur senza stabilire un patto stabile di corruzione.



I magistrati chiedono a Lollo se il patto criminale fosse stato concordato con i singoli professionisti o con tutti insieme. L’ex giudice risponde: «Mai collegialmente, sempre e soltanto singolarmente. Ma non è escluso che tra di loro sapessero, questo non lo posso escludere». Poi un riferimento alle riunioni che erano «esclusivamente tecniche, non si parlava mai di corruzioni e dazioni illecite di denaro. Si parlava di strategie da adottare. Forse non c’è mai stata una riunione con tutti e 14 gli indagati, lo escludo. Con molti di loro è avvenuto principalmente a casa mia, nel mio studio... sì e forse in un luogo di Latina che si chiama piazza del Popolo». Poi Lollo riferisce dei problemi iniziati quando il gruppo cominciava a sentire gli occhi addosso. «La situazione è precipitata dal momento in cui sono stato costretto a far dimettere Viola dall’incarico in Consorzio Costruttori Pontini, tra ottobre e dicembre 2014. Poi le richieste illecite ai funzionari della Guardia di Finanza di verificare se pendessero o meno procedimenti».



LA RIUNIONE E LE FOTO

Dopo la perquisizione di Viola relativa a un’inchiesta sui beni archeologici che nulla aveva a che fare con le tangenti, il gruppo si allarma e viene organizzato un incontro nello studio di Gatto, proprio davanti alla Questura di Latina. In quella occasione gli indagati vengono fotografati dalla polizia. «Eravamo io - racconta Lollo - Gatto, Ranucci, l’avvocato Laviola occasionalmente però, credo stesse l’ per rapporti di lavoro pregressi tra lui e il Gatto, non fu chiamato da me. Poi ci raggiunse mia moglie per motivi familiari. Io ero molto preoccupato per quello che stava succedendo a carico di Viola».



LA MALATTIA

Dopo aver spiegato nel dettaglio il meccanismo della corruzione, le tariffe, i costi gonfiati, i regali ricevuti, Lollo apre una lunga parentesi sulla propria malattia, non per giustificarsi, ma per inquadrare i fatti contestati.

«Ho avuto problemi fisici, avrei dovuto subire una serie di operazioni che non sarebbero state coperte dalla mia assicurazione privata con l’ANM». Lollo avrebbe dovuto effettuare questi interventi a Miami o a Londra, con una spesa prevista di centinaia di migliaia di euro. «Quindi contattai tutti questi signori e anche molti altri, chiedendo una mano, un aiuto. Racimolai circa 80.000 euro». Ma poi Lollo fu operato a Padova: «Feci quattro operazioni in tre mesi e i soldi che dovevo utilizzare per le operazioni all’estero li tenni io. Da lì in poi comincia in maniera quasi manageriale la vendita della mia funzione giudiziaria». Una “vendita” poi diventata quasi compulsiva, un vortice inarrestabile che ha portato Lollo a distruggere il proprio futuro.
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