Malvaso in lacrime: «Politica addio, il carcere è disumano. A Latina non costruirò più»

L'avvocato Renato Archidiacono con Vincenzo Malvaso
di Marco Cusumano
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Giovedì 1 Dicembre 2016, 09:27 - Ultimo aggiornamento: 17:50
Vincenzo Malvaso ha affrontato per oltre un'ora un'agguerrita platea di cronisti, crollando soltanto alla fine in un pianto liberatorio nel momento in cui ha parlato dei suoi quindici giorni in carcere. «E' una cosa che non auguro a nessuno - ha detto Malvaso - un'esperienza disumana, ed è esattamente come descritta nei film: i manganelli sulle sbarre per controllarne l'integrità, i bagni sporchi e minuscoli, il tempo che non passa mai. Resti sdraiato sul letto contando i secondi, i minuti e poi le ore. Pensi soltanto a chi è fuori, al dolore dei tuoi cari. E' da impazzire».

Malvaso ha annunciato l'abbandono della politica. «Ho sempre fatto politica con passione, ma non intendo andare avanti dopo quanto accaduto. Non continuerò a fare politica, almeno per il momento. Ora posso camminare a testa alta, ma continuerò a fare l'imprenditore, perché io non sono un costruttore, io sono un imprenditore. Quella di borgo Piave è stata la prima costruzione che ho realizzato, ma è un investimento che ho fatto all'interno di una società, non ho mai costruito nulla in prima persona, come Enzo Malvaso, e di certo non lo farò più a Latina».

La conferenza stampa è stata caratterizzata da una raffica di domande molto specifiche dei giornalisti, evidentemente preparati dopo aver studiato centinaia di pagine tra informativa, intercettazioni e ordinanza di custodia cautelare. L'avvocato di Malvaso, Renato Archidiacono, ha più volte interrotto il botta e risposta per effettuare una serie di precisazioni circa le accuse contestate all'imprenditore. «Vorrei - ha spiegato Archidiacono - che fosse chiaro il passaggio del Riesame che ha annullato l'ordinanza di custodia cautelare: non siamo di fronte a un contesto tutto da chiarire, alcuni elementi sono già stati chiariti dai giudici che hanno stabilito che quella ordinanza non doveva essere emessa. Questo è un fatto che voglio sottolineare per chiarezza, pur mantenendo il rispetto per il giudice che ha firmato l'ordinanza, successivamente annullata».

Malvaso ha poi lanciato una serie di stoccate all'ex sindaco Di Giorgi: «Forza Italia è un partito di persone per bene, noi volevamo che lui ci restituisse la dignità. Doveva avere il coraggio di dire chi lo tirava per la giacchetta, così come aveva riferito, doveva denunciare per correttezza». Poi una spericolata critica ai magistrati: «Non è possibile che la Procura si sostituisca alla politica, perché è la politica che deve fare delle scelte sulle quali giudicano i cittadini con il voto». L'imprenditore ha difeso la revisione dei Ppe sottolineando che l'iter era partito quando c'era ancora Zaccheo come sindaco, e non Di Giorgi.

Il confronto con la stampa, a tratti, è diventato tecnico, tanto che a un certo momento sembrava più l'udienza di un processo che una conferenza stampa. Malvaso ha difeso il proprio operato mantenendo la calma e tradendo emozioni soltanto nel finale, quando ha raccontato dei suoi lunghi giorni in carcere.

Ieri, a Roma, sono stati discussi tutti i rimanenti ricorsi davanti al tribunale del Riesame, quelli relativi alle persone ancora ai domiciliari: Elena Lusena, Fabio e Fabrizio Montico, Antonio Di Girolamo, Nicola Deodato e Sandra Capozzi. Dopo le scarcerazioni dei detenuti in carcere, l'esito sembra abbastanza scontato, ma la decisione ieri sera ancora non era arrivata. Probabilmente il dispositivo sarà emesso in giornata.

Marco Cusumano
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