«Esprimo tutto il mio sconcerto, che si tramuta in avvilente constatazione di quanto sta avvenendo a discapito dei più elementari principi propri di uno Stato di diritto. Una partita di calcio la domenica, diventa il pretesto per rivendicare un "senso di giustizia", certamente fuori luogo l'urlo della tifoseria, che a mezzo di striscioni, pretende pene esemplari, in mezzo a chi impreca per un fallo od un gol sbagliato. Così come, pur non avendo in alcun modo contezza di quanto effettivamente avvenuto, si è pronti a giudicare, inveire, minacciare, ingiuriare, attraverso profili social in cui è più facile lasciarsi andare in una "condanna sommaria", che nel cercare di aprire un serio e costruttivo dibattito su quanto effettivamente possa essere accaduto».
Uno sfogo, quello dell'avvocato, che prescinde da ogni reazione “di pancia” e che proprio tale genere di reazioni vuole condannare. «Di certo - continua l'avvocato - al di là di ciò che ognuno è libero di pensare, nessun bambino deve crescere ed essere educato pensando che la "giustizia" si eserciti con scritte offensive sui muri di una scuola, con commenti in profili social, piuttosto che con striscioni allo stadio. In questo momento resta per me primario difendere la mia assistita da questi inusitati ed illegittimi attacchi personali, valutando ogni singola condotta minatoria o ingiuriosa, affinché sia perseguita in ambito sia civile che penale».