Eccolo il punto. «A Latina, città nuova progettata dall'architetto Oriolo Frezzotti , autore tra l'altro della quasi totalità degli edifici di fondazione, la mostra acquista un significato ulteriore che risiede nello sforzo, organizzato e paziente, indirizzato verso l'esplorazione sistematica dei tanti fondi privati delle diverse figure professionali che hanno contribuito, con opere e idee alla costruzione della città che abbiamo ereditato» spiega Cefaly che della Casa dell'Architettura è fondatore e direttore scientifico. Parliamo quindi del dopo Littoria, insomma, e il dopo, ricordiamolo, è un periodo lungo settantadue anni sotto il nome di Latina, a fronte dei 13 del periodo fascista trascorsi sotto il nome di Littoria.
«Una riflessione disincantata urge» dice Cefaly, architetto, uomo di cultura e di sinistra. Ha ovviamente le sue idee, ma come dargli torto quando dice che, «bisogna conoscere le carte del nostro passato, anche recente, prima di parlare. Solo mettendo in fila tutte le cose riusciremo ad avere un giudizio attendibile». Ed è l'operazione che in silenzio, da vent'anni,. la Casa dell'Architettura sta portando avanti.
I negozi in questione fanno parte del nostro immaginario, ma in larga parte non esistono più. C'è la Casa Veneta, ad esempio, il negozio di abbigliamento che si è trasferito alcuni anni fa in via Cialdini, quello originario in via Eugenio di Savoia era stato progettato da D'Erme ed era uno spettacolo. Poi c'è il progetto di Cinelli, il negozio sotto i portici di Corso della Repubblica, l'unico che si è salvato. E poi l'Andreoli di via Tommaseo, tra l'altro chiuso pochi mesi fa. E infine Martignago, il negozio di scarpe chiuso ormai da tempo. Anni Settanta e anni Ottanta, una Latina molto vicina a noi eppure così poco esplorata da sparire prima dagli occhi e poi dalla memoria. Ecco perché la mostra è da non perdere. E' visitabile da oggi al 21 maggio, tra le 9.30 e le 12.30 e 16.30 e le 19.30.
© RIPRODUZIONE RISERVATA