Tempera, che studia il legame funzionale tra alcune infezioni virali e il cancro, ha vinto il Premio Paola Campese per la ricerca sulle leucemie. Un riconoscimento ai lavori più innovativi? «E' una delle componenti - risponde al telefono da Filadelfia - insieme al curriculum e alle potenzialità future di applicazione delle terapie, è questo l'aspetto sul quale ci stiamo concentrando e che apre interessanti prospettive nella cura dei linfomi e non solo».
A proposito del premio dice subito: «Porta fortuna ai latinensi, nel 2011 l'ha vinto Ennio Tasciotti (scienziato nel settore delle nanotecnologie, ndr). Vorrei contattarlo per fare qualcosa insieme per Latina, la nostra città merita di diventare migliore di come è adesso e se posso dare anche un piccolo contributo lo farò. Penso ad un'iniziativa nelle scuole ad esempio, mi piacerebbe molto. Io ed Ennio giocavamo a calcio insieme, nel Latina, chissà se si ricorda, poi ci siamo persi di vista: io ho fatto il Classico, lui lo Scientifico, lui a Pisa e io a Roma, ma appena chiudo il telefono con lei provo a contattarlo». Come è arrivato a Filadelfia? «Andavo all'Università a Roma, stavo facendo il dottorato in Biochimica ed ebbi la possibilità di completare gli studi a Filadelfia. Finita la prima borsa di studio ne ho vinta un'altra dell'Istituto Pasteur Cenci Bolognetti di due anni, senza questa opportunità oggi non avrei un mio team e un mio laboratorio».
Colpisce l'attaccamento a Latina: «La mattina leggo on line la cronaca della mia città, quando gioca il Latina ci scambiamo sms con Marco Cerocchi, che insegna Italiano qui all'università. Sono tanti i giovani di Latina che si stanno contraddistinguendo nel mondo e non solo nel campo della scienza. E io ne sono orgoglioso».
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