Latina, allarme di Impresa: «Il 20% delle aziende potrebbe non riaprire, ecco come sostenerle»

Da sinistra Saverio Motolese e Gianpaolo Olivetti
di Francesca Balestrieri
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Giovedì 30 Aprile 2020, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 17:18
Una lunga videoconferenza con 70 partecipanti tra imprese, sindacati e istituzioni, quella organizzata da Impresa l'Associazione nazionale dell'Industria e delle Pmi che, in collaborazione con la società Ceryx srl, ha voluto raccogliere da un campione di 200 aziende associate per capire come l'emergenza sanitaria sta impattando sulle imprese e la risposta, purtroppo non è positiva. «Gli imprenditori sono seriamente preoccupati dello shock economico subito nel lungo lockdown ma anche dalle incertezze sulla fase di riapertura. La gran parte delle imprese dovrà affrontare un drastico calo produttivo e molte temono di non riprendersi più», ha spiegato il direttore di Impresa Saverio Motolese. Ecco perché, grazie al questionario, è stato possibile anche capire quali proposte lanciare alle istituzioni locali e nazionali per permettere alle aziende di non chiudere.

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«Il rischio più grande è il fallimento spiega il presidente Impresa Gianpaolo Olivetti il tempo oggi è la cosa più preziosa che abbiamo e la situazione si aggrava ogni giorno di più. Probabilmente la forbice delle aziende che rimarranno chiuse è tra il 15 e il 20%, ma ogni giorno che passa potrebbero aumentare. A questo si aggiunge il fatto che non tutte le aziende possono accedere al prestito da 25 mila euro perché l'imprenditore deve dimostrare che prima del Coronavirus, aveva la solvibilità per restituire il debito, nonostante la garanzia da parte dello Stato». «Il questionario posto alle imprese aveva tre blocchi di domande ha spiegato Antonio Londra, amministratore di Ceryx e ha riguardato la stima dell'impatto del lockdown; la situazione post emergenza e la dichiarazione di utilità delle misure applicabili e applicate dai decreti rispetto alla percezione degli imprenditori». Si scopre così che nella fase uno, il 75% degli intervistati è preoccupato della riduzione del fatturato e ordini, e di questi, il 40% ritiene che la contrazione sarà oltre di oltre un terzo rispetto al fatturato 2019. In merito ai costi fissi, il 72% non ha potuto bloccarli e il 70% ha dichiarato la necessità di liquidità, inoltre tutti hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali. «In merito alle previsioni sul futuro, il 70% ritiene che i livelli di produzione passati non saranno più raggiungibili, la contrazione, secondo gli imprenditori, sarà identica a quella riscontrata nel lockdown e non in linea con una ripartenza. Nel post emergenza il 50% degli intervistati non esclude la possibilità di non ripartire e di questi il 26% considera l'eventualità molto probabile», conclude Londra.

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RIAPERTURA
Da queste risposte nascono le proposte illustrate ieri: le attività devono essere riaperte subito perché «un ulteriore slittamento si trasformerebbe in un disastro non recuperabile - spiega Olivetti - finanziamenti a fondo perduto, agevolazioni generali e sovvenzioni dirette, azzeramento (o significativa riduzione) delle tasse 2020 e alleggerimento della pressione fiscale; sblocco immediato di tutti i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese fornitrici, estensione del regime di Iva per cassa per tutte le imprese e senza limitazione; estensione della cassa Covid-19 fino alla ripresa totale di ogni impresa; avvio immediato di tutte le opere cantierabili; ribaltare il modello burocratico autorizzativo con quello di auto certificazione».

L'APPELLO
Gli imprenditori lanciano un appello: «La tenuta del sistema economico dipende anche dal comportamento etico e responsabile che terremo nei confronti dei fornitori, mantenere gli impegni presi nei pagamenti è la decisione che garantirà continuità a tutto il nostro sistema. È il momento della responsabilità sociale, rispettando noi per primi i nostri impegni, per non far crollare il sistema».
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