Anziana uccisa in casa, processo al figlio in Corte d'Assise a Latina

La casa del delitto
di Marco Cusumano
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Martedì 28 Marzo 2017, 11:31
Si aprirà in Corte d'Assise il prossimo 6 giugno il processo che dovrà fare luce sull'omicidio di Rosa Grossi, l'anziana di 88 anni massacrata di botte nella sua abitazione di Campoverde il 10 giugno 2016.

Sotto accusa Giovanni Zanoli, il figlio della vittima, e Victor Popa, un cittadino romeno che deve rispondere dell'accusa di tentato furto. La sua posizione è ancora tutta da chiarire: secondo l'accusa l'uomo avrebbe tentato di rubare in casa della vittima prima dell'omicidio. Non è infatti accusato del delitto, di cui deve rispondere soltanto Giovanni Zanoli, ma solo del tentato furto. L'avvocato di Popa, Angelo Raponi, ha chiesto al giudice lo stralcio per il suo assistito ma il gup Bortone ha mantenuto le due posizioni unite nel medesimo procedimento, probabilmente per la possibilità che ci siano collegamenti probatori tra i due episodi.

Popa è stato incastrato dal Dna isolato su alcune zeppe di legno trovate sotto alla tapparella della casa della vittima. Gli esami tecnici svolti sui tamponi hanno consentito di estrapolare un profilo genetico corrispondente al suo. Ma Popa ha già fornito un alibi, sostenendo che quella sera si trovava da un amico. Ieri, su richiesta del suo avvocato, Popa ha ottenuto gli arresti domiciliari.

Bocciate invece le istanze di Zanoli, difeso da Gaetano Marino, il quale aveva chiesto il rito abbreviato condizionato. Il giudice ha bocciato la richiesta disponendo il processo con rito ordinario davanti alla Corte d'Assise. Secondo la ricostruzione dell'accusa, l'anziana fu picchiata selvaggiamente e lasciata agonizzante in un lago di sangue. L'allarme fu lanciato proprio dal figlio che raccontò di essersi recato in visita dalla mamma, trovandola a terra. Messo alle strette Zanoli confessò il delitto ammettendo di aver picchiato la madre al culmine di una lite, ma poi ritrattò la confessione in sede di interrogatorio. Ora la verità dovrà essere accertata dalla Corte d'Assise.

Marco Cusumano
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