Eredità da 80 milioni al maggiordomo
Spunta un tesoro di 10 milioni nel Principato di Monaco

Guido Belsito con il nipote Giovanni. Accanto la villa a Velletri
di Marco Cusumano
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Domenica 22 Maggio 2016, 10:12
LATINA - Sono diversi gli aspetti da chiarire nel giallo dell'eredità da 80 milioni di euro lasciata dall'imprenditore Guido Belsito al suo maggiordomo. Nella denuncia presentata alla Procura di Velletri, che ha aperto un fascicolo, si fa riferimento a un enorme movimento di denaro avvenuto immediatamente dopo il decesso del 77enne che viveva tra Cisterna di Latina e Velletri.

Secondo alcuni parenti di Belsito furono fatti rientrare in Italia dal Principato di Monaco, 10 milioni di euro in contanti che Belsito custodiva in un istituto di credito monegasco. In che modo quei soldi tornarono in Italia? E' una delle domande che si pone il nipote, Giovanni Belsito, il quale ha presentato una denuncia molto dettagliata che ora è al vaglio della Procura. Dopo due precedenti archiviazioni, il nipote del defunto imprenditore spera che vengano effettuati degli accertamenti sulla base dei nuovi elementi forniti.

L'ipotesi, tutta da verificare, è che le persone più vicine a Belsito abbiano organizzato un piano, con il supporto di una commercialista, per far redigere un testamento olografo a Belsito, ormai malato e moribondo. Appena un mese prima del decesso, avvenuto il 6 febbraio 2009, l'imprenditore 77enne firmò il testamento con il quale nominava erede universale proprio il maggiordomo. Il dubbio di alcuni parenti non riguarda soltanto l'autenticità della firma, ma anche le condizioni fisiche e psichiche dell'imprenditore al momento della stesura del documento.

«A mio avviso - spiega Giovanni Belsito - il patrimonio è stato ottenuto con una circonvenzione di incapace. Mio zio aveva un mesiotelioma, un tumore gravissimo che ti rende totalmente invalido e forse in quel momento non si rendeva conto di ciò che stava facendo. Mi ha chiamato il giorno del testamento, era completamente spaesato e in quel momento sono iniziati i miei sospetti». Secondo il nipote, Belsito avrebbe voluto lasciare il suo patrimonio a una fondazione per aiutare i bambini in difficoltà.

C'è inoltre la testimonianza di un carabiniere, amico dell'imprenditore defunto, che il giorno del testamento era presente nella casa di Velletri, assistendo alla stesura del testamento. Il militare, in seguito alla morte, scrisse di proprio pugno un memoriale di 15 pagine nel quale poneva dei forti dubbi circa le reali volontà di Belsito. Memoriale che ora è agli atti dell'indagine, essendo stato allegato alla denuncia. Nel fascicolo c'è anche la perizia grafologica effettuata dal professor Francesco Pesce, uno dei più noti esperti italiani, il quale sostiene che il testo e la firma del testamento olografo di Belsito non corrispondono.