Divieto di propaganda elettorale per mafiosi, la solitudine di De Grazia che lotta dal 1993

Il convegno si è svolto martedì 20 giugno presso l'hotel Europa di Latina
di Bianca Francavilla
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Venerdì 23 Giugno 2017, 15:01
«Ho accolto l’invito del consigliere Calandrini perché il convegno sulla legge Lazzati affronta un tema alto, su cui la politica deve superare convergenze e strategie». Così ha esordito il Sindaco Damiano Coletta, partecipando alla conferenza organizzata nei giorni scorsi da Fratelli d’Italia, sull’importanza dell’apportare delle modifiche alla legge Lazzati. Una battaglia di civiltà, così come l'ha definita il presidente emerito aggiunto della suprema Corte di Cassazione Romano De Grazia che dal 1993 tenta di rendere il suo lavoro non vano. «A volte – ha spiegato il giudice - avverto il senso della solitudine, ma io continuo». Secondo quanto ha spiegato, infatti, così come è stata approvata la legge sarebbe inefficace e sta tentando in tutti i modi di farsi sentire perché vengano apportati cambiamenti contro il voto di scambio e perché sia istituito il divieto di propaganda elettorale per persone sottoposte a misura di prevenzione perché sorvegliati speciali per reati mafiosi. Ad oggi è punito solo il mafioso colto mentre attacca manifesti o distribuisce volantini. «Su certi temi – ha continuato il Sindaco, Il voto di scambio ha condizionato lo sviluppo del nostro paese: se la politica subisce le infiltrazioni della mafia, parliamo di condizionamento della storia del nostro paese».

A spiegare l’importanza dello strumento ci hanno pensato Antonio Turri, presidente dell’Associazione Nazionale “I cittadini contro le mafie e la corruzione”, l'avvocato Luigi Pescuma e Marco Angelini, docente di diritto penale di economia all’università di Perugia. Attualmente il disegno di legge è fermo in Senato: l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega è stato bocciato. «Lotto per questa legge dal 1993 – ha continuato De Grazia -. Convinsi un gruppo di deputati a presentarla in Parlamento per farmi un piacere perché rompevo». Ma non è andata come voleva.  «La legge che propongo vieta ai sorvegliati speciali di raccogliere il voto durante le competizioni elettorali, perché ditemi: quand’è che il malaffare entra nelle competizioni politiche? Il corrotto raccoglie voti per candidati che poi una volta dentro lavorano per interessi privati e non comuni. Che stato di diritto è uno che permette questo? Il malaffare entra proprio nella campagna elettorale». 
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