L'Unità attraversa da tempo una profonda crisi e ha dovuto interrompere le pubblicazioni. Per rilanciarlo si sta cercando un acquirente. “A seguito del ricorso per l’ammissione al Concordato Preventivo di NIE S.p.A. in liquidazione – si legge in una note pubblicata sul sito del giornale - è stata disposta una gara competitiva, volta a valutare ed individuare la proposta che consenta il miglior soddisfacimento dei creditori, salvaguardando il maggior numero di posti di lavoro”. La data ultima per presentare una proposta irrevocabile di acquisto è il 31 ottobre, domani.
Non è detto che la proposta di Palombo verrà accettata, ma la notizia fa comunque discutere. Primo perché Palombo nasce come politico di centrodestra ed è stato eletto in Consiglio comunale a Latina nelle fila del Pdl, anche se oggi è indipendente. Secondo perché la sua prima avventura editoriale e al centro di una inchiesta della Procura della Repubblica di Latina. Il padre e la moglie di Palombo infatti hanno acquisito nel 2012 le quote della Nuova Editoriale oggi dall’amministrazione giudiziaria, dopo il sequestro operato dalla Procura di Roma al gruppo di Giuseppe Ciarrapico. Ma la Neo non è stata ammessa al concordato preventivo, come i Palombo avevano chiesto, ed è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Latina all'inizio di quest'anno.
L'ex giornale di Ciarrapico, sotto la guida dei Palombo, ha continuato a uscire malgrado la dichiarazione di fallimento, cambiando in corsa anche la testata (diventando "Il quotidiano di Latina"). Questa la vicenda che è al centro di una inchiesta della Procura della Repubblica di Latina. Ma Palombo ha anche presentato una denuncia alla Procura di Roma per segnalare la presenza di debiti non contabilizzati e di conti correnti in Lussemburgo riferibili all'ex editore.
Le quote rilevate dai Palombo sono poi passate di proprietà per due volte tra la primavera e l'estate di quest'anno. Prima cedute a un fedelissimo di Palombo, Stefano Gori (che è presidente della Ecoambiente, la spa pubblico privata che gestisce una delle due discariche di Borgo Montello), poi da Gori a un imprenditore di Anzio.