Coletta al Lazio pride: «Sarà la città dei diritti»/Il video

Coletta al Lazio pride: «Sarà la città dei diritti»/Il video
di Andrea Apruzzese
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Domenica 26 Giugno 2016, 16:48 - Ultimo aggiornamento: 18:54
LATINA - «Noi siamo dalla parte della Costituzione e dalla parte della legge. E non dico altro». Damiano Coletta, neo sindaco di Latina, chiude così il suo intervento al Lazio Pride di ieri, il primo evento della comunità Lgbti (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali), in risposta alla richiesta di Fabrizio Marrazzo (presidente ArciGay Roma) di «iniziare a celebrare matrimoni con pari dignità» in base alla legge sulle unioni civili. È la prima volta di un Lazio Pride a Latina, è la prima volta di un sindaco del capoluogo a una manifestazione Lgbti. Piazzale Loffredo a Capoportiere è un tripudio di gioia, colori, sole, musica, bandiere arcobaleno. «Siamo in uno spazio verso il mare, in uno spazio aperto e libero, come libera è oggi Latina, dal 20 di giugno esordisce il sindaco Coletta e vogliamo che sia una città dei diritti e non dei favori, in cui ogni cittadino è uguale davanti alla legge, ha pari dignità senza distinzioni di sesso, razza, religione, politica, e questo in base all'articolo 3 della nostra Costituzione. Nella mia stanza io farò appendere questo articolo della Costituzione, perché da qui parte la dignità dell'uomo». Ma non è finita: Coletta non se ne va via subito, nonostante tutti gli impegni istituzionali di questo inizio mandato. Finisce il discorso, scende dal palco e, anziché dirigersi verso la macchina, vira direttamente verso il pontile sul mare, con giornalisti e fotografi che lo inseguono. Gira tra gli stand, abbraccia le persone, si informa sulla loro attività, stringe mani. E poi le foto, i selfie con il cellulare : non dice mai di no, Coletta, non si nega mai, il nuovo sindaco. Tutti lo cercano, quasi non ci credono che a Latina, un sindaco di Latina, sia qui con loro, sorrida con loro, parli dei loro diritti.

C'è gioia, tanta. E lui posa con loro, tra parrucche e gonnellone hippies. È un tripudio di applausi, la comunità Lgbti esprime la sua gioia, in una festa che non è solo questo, ma soprattutto una battaglia contro la discriminazione e in favore dell'uguaglianza dei diritti, rivendicata in un'apposita piattaforma programmatica, che per prima cosa chiede ai sindaci pontini di iniziare a celebrare le unioni civili. Ci sono tantissime coppie gay del Lazio, accorse qui per l'evento, si abbracciano all'ombra delle bandiere di ArciGay e ArciLesbica, al riflesso del mare di Latina, con la musica di sottofondo. E ci sono anche le forze dell'ordine.

LA CONTESTAZIONE
Tante, rispetto al numero dei partecipanti: camionette antisommossa della Polizia di Stato, e poi Carabinieri, Polizia locale. La ragione c'è, si temono scontri. E un istante prima dell'inizio della manifestazione, alcuni esponenti di una forza di destra tentano di sventolare uno striscione: «Latina capitale difende la tradizione». Ma è solo un attimo, rapidissimo, le forze dell'ordine intervengono e tutto si placa.

La kermesse così parte, con il video in omaggio alle vittime Lgbt di Orlando negli Usa, la più grave della storia contro la comunità. In sottofondo, la canzone Latina di Tiziano Ferro, sponsor della manifestazione che ha inviato il video "Amore chiama amore".

 E poi gli interventi degli organizzatori, dei rappresentanti della comunità. Parla Marilù Nogarotto presidente di Sei come Sei di Latina: «Se qualcuno mi avesse detto un mese fa che oggi saremmo stati così tanti, belli, colorati, avrei detto: è un sogno. Lo abbiamo realizzato, tutti insieme, questo sogno! Vogliamo che la mia città si liberi dal passato e apra la mente a un futuro bello e colorato, basta con il disprezzo, con l'odio, noi siamo persone come le altre». E poi Marrazzo, che denuncia come «alcuni candidati sindaco di questa città hanno firmato un documento per la famiglia tradizionale, hanno fatto campagna contro la comunità Lgbti, volevano far chiudere la nostra rete, i nostri programmi nelle scuole, quando solo grazie a questi abbiamo potuto salvare dal suicidio a Formia un ragazzo di 14 anni isolato dalla famiglia e vittima di bullismo in aula». Parla Lucia Caponera di ArciLesbica, che ricorda i nastri rossi che ciascuno porta e «l'importanza della campagna Io sono mia, contro il femminicidio. Basta con la violenza sulle donne, basta con le discriminazioni! Lesbiche, gay, bisessuali, trans, intersessuali, sono persone: vogliamo un matrimonio egualitario, vogliamo l'adozione, perché noi siamo anche buoni genitori». E poi, dopo le parole, spazio allo spettacolo, alla musica, per una festa durata tutta la sera.