Arresti a Cisterna, il linguaggio in codice: la tangente era un caffettino

Filippo Frezza
di Marco Cusumano
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 09:58 - Ultimo aggiornamento: 16:35

Si parla di soldi, tanti soldi, per ottenere appalti di ogni genere al Comune di Cisterna. Un giro di tangenti considerevole, come dimostra il primo sequestro di 30.000 euro effettuato dai carabinieri quasi due anni fa.

I militari furono bravi, all'epoca, nel non dare risalto all'operazione. Capirono perfettamente che dietro quei soldi c'era un mondo da scoprire. Il sequestro passò quasi inosservato, ma in realtà diede origine all'inchiesta Touchdown. I sospetti furono ben presto confermati: il sistema delle tangenti era ben organizzato e i pagamenti avvenivano con una certa frequenza. Per organizzare lo scambio di denaro, al telefono si prendevano appuntamenti utilizzando un linguaggio in codice, a dire il vero non proprio originale.

«Caffettino?» era la domanda ricorrente per capire se c'era la disponibilità a fissare un incontro. Per un caffettino, il 22 marzo 2016, si incontrarono Raffaele Del Prete e Filippo Frezza, il primo consegnò al secondo 30.000 euro per l'acquisizione del servizio di raccolta differenziata.

«Visto il sequestro di 30.000 euro - scrive il giudice Cario - la tazzina attira l'interesse investigativo. Quando sentono caffè i carabinieri sono molto attenti all'ascolto. Così si ripete l'invito dell'imprenditore Del Prete a Frezza. Il primo lo invita nuovamente presso la sua azienda a prendere un caffè, ma non è caffè, sono soldi». L'incontro avviene il 19 luglio 2016. Nell'ufficio di Del Prete, a Sermoneta, c'è una microspia ambientale. «Si capta l'apertura di un cassetto e il conteggio di una somma, forse 10.000 o 1.000 euro». Altro caffè, altra tangente il 29 luglio 2016. Il Gps sull'auto di Frezza e la microspia nell'ufficio di Del Prete svelano un altro incontro, un altro caffè. Anche in questo caso si sente l'apertura di un cassetto e il rumore dei soldi.

MAZZETTE DA INVESTIRE
Il giudice sottolinea un aspetto di Frezza: «Non lavora, ma pensa anche al suo futuro e investe in modo redditizio la tangente. Al fine di assicurarsi un trattamento pensionistico, pensa bene di riciclare la mazzetta. Parte di essa sarebbe andata alla cooperativa Alpina Service per restituire gli stipendi e i contributi che la coop versa simulando un rapporto lavorativo». Su questo Frezza fa anche dell'ironia: «Uno lavora e vuole essere pure pagato, perché vedo che fanno un po' fatica a pagare, capisci a me cosa ti dico...». La risposta: «Uno lavora è una parola grossa eh», e lui: «Nooo è una battuta!».

BUTTARELLI E LA GARA PILOTATA
Il coinvolgimento di Gianfranco Buttarelli nell’inchiesta Touchdown riguarda la cosiddetta “gara dei cassonetti”, ovvero la fornitura di attrezzature, software e beni per il sistema di raccolta differenziata nel centro di Cisterna. L’obiettivo era pilotare l’appalto verso la ditta Scau Ecologica di Ceccano «mediante il coinvolgimento - scrive il giudice - di alcuni membri della commissione valutatrice, Buttarelli e del membro interno, Egidio Ambrosetti, quest’ultimo appositamente nominato, oltreché del consigliere Gianni Giarola». Un piano che però fallisce per un errore materiale nel conteggio delle voci, emerso dopo la segnalazione della seconda classificata che costringe a un ricalcolo con conseguente aggiudicazione alla ditta che aveva sollevato il problema.

«Emerge consapevolezza- scrive il giudice - e intento preciso di Buttarelli di inserire Ambrosetti quale membro della commissione». Secondo l’accusa l’errore di calcolo era in realtà voluto per far vincere la ditta “amica”. «Buttarelli - scrive Cario - “sapeva dove dovevano arrivare”, sapeva quale era il risultato da perseguire per pilotare la gara e che ci sia stata aggiudicazione fraudolenta è provato dalla stessa pubblica amministrazione che, dopo ave favorito Scau con la prima aggiudicazione, rivede l’assegnazione solo perché lo chiede la seconda classificata».

OGGI I PRIMI INTERROGATORI
Al via oggi i primi interrogatori di garanzia per alcuni degli arrestati nell’ambito dell’operazione Touchdown. Il giudice Giuseppe Cario, firmatario dell’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal sostituto procuratore Cristina Pigozzo, ascolterà a partire dalla 9 Rinaldo Donnini (imprenditore della Edil Ri.Ma e 4D Appalti); Patrizio Placidi (ex assessore ad Anzio); Enrico Baccari (imprenditore della Beton Black spa); Stefano Ettorre (imprenditore di Maenza, titolare della Edil Scavi). Tra gli altri avvocati del collegio difensivo Alessia Vita, OrlandoMariani, Dino Lucchetti, Aurelio Cannatelli, Maria Teresa Ciotti e Armando Argano.
 

Marco Cusumano
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