Era Antonino Piattella dunque il vero «dominus dell’intera filiera illecita», insieme al figlio, Riccardo Piattella, «gestore della cava a tutto tondo» che «oltre a ricevere gli appuntamenti per gli sversamenti dai singoli conferitori», a «manovrare personalmente escavatori e trattori stradali per provvedere allo scarico e all’interramento di enormi quantitativi di rifiuti». Collaborava con i due anche Roberta Lanari, moglie di Antonino, «che provvedeva sovente ad incassare i compensi per gli “scarichi” illeciti» spiegano ancora gli inquirenti.
Le intercettazioni hanno consentito di individuare le aziende di provenienza dei rifiuti, ubicate nelle provincie di Roma e Latina, i mezzi utilizzati nonché le persone che, a vario titolo, partecipavano al traffico illecito di rifiuti. «Ognuno con un ruolo ben determinato». Così è stato possibile «ricostruire la rete di imprenditori coinvolti in qualità di conferitori, molti dei quali operanti proprio nel settore del recupero e dello smaltimento di rifiuti che, in luogo di rivolgersi a canali di smaltimento ufficiali e leciti, si servivano del sito gestito dai Piattella».
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